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20 Ottobre 2023 - 10:06
Venti di faida a Scampia, il ras dello Chalet Bakù e soci rischiano 21 anni di carcere. La cosca è accusata di aver picchiato i parenti del pentito Notturno, costringendoli a fuggire dal quartiere
NAPOLI. Minacce e pestaggi per imporre il racket delle case popolari e cacciare i parenti del pentito, il processo di primo grado che ha portato alla sbarra la nuova cupola del clan Raia dello Chalet Bakù di Scampia entra nel vivo con la requisitoria tenuta ieri mattina dal pubblico ministero Giuliano della Dda partenopea. La pena più severa è stata quella invocata per il ras Francesco Raia e per Francesco Esposito: 6 anni di reclusione a testa; per Tommaso Rusciano il pm ha chiesto 5 anni e 4 mesi di carcere, mentre 4 anni a testa sono stati invocati per Salvatore Gemito e Salvatore Russo.
Il processo, che si sta celebrando con la formula del rito abbreviato (il gip ha rigettato la richiesta di abbreviato condizionato a una nuova perizia sulle intercettazioni) riprenderà a fine novembre con le discussioni degli avvocati difensori Dario Carmine Procentese, Domenico De Rosa e Marcello Severino. Le indagini sulla guerriglia scoppiata in seguito al pentimento di Raffaele Notturno erano arrivate a una svolta nel dicembre dello scorso anno, quando la polizia arrestò in un colpo solo tutti i cinque uomini del “sistema” dello Chalet Bakù, che comprende i famigerati Lotto T/a e Lotto T/b.
Contro i cinque erano stati acquisiti indizi di colpevolezza, ritenuti gravi dagli inquirenti, in relazione a una decina di azioni intimidatorie, perpetrate con spargimento di liquido infiammabile ed esplosione di colpi d’arma da fuoco. L’attività di indagine è stata avviata nel mese di ottobre a seguito dell’improvvisa conflittualità registrata per il controllo delle attività illecite, soprattutto nei lotti T/a e T/b, tra i gruppi Raia e Notturno. Anche se alcuni esponenti delle rispettive famiglie non si erano mai troppo voluti bene, gli investigatori sono rimasti un po’ sorpresi della violenza scatenata dai primi: infatti entrambi i clan facevano parte dell’alleanza con gli Abete-Abbinante che dichiarò guerra agli Amato-Pagano nella terza faida di Scampia, vinta poi da questi ultimi con l’appoggio dei “Girati” della Vanella. Raffaele Notturno aveva avviato il percorso di collaboratore con la giustizia mentre si trovava a piede libero, una circostanza insolita, almeno nella recente storia della criminalità organizzata napoletana: il ras si trova infatti indagato, ma mai condannato, per l’omicidio di Mario Perrotta: accusa dalla quale era stato scagionato dal Riesame.
A inchiodare i ras del clan Raia non era stata però solo la coraggiosa denuncia dell’ex moglie del ras Raffaele Notturno, ma ci avevano pensato anche le scottanti dichiarazioni messe a verbale da due nuovi super pentiti: Luigi Rignante, ex uomo degli Abbinante, e Pasquale Paolo, figlio del ras dei Di Lauro Raffaele Paolo. Proprio il secondo ha riferito agli inquirenti della Dda, della scissione in corso tra i Notturno e i Raia: «Costantino Raia mi ha riferito che la famiglia Raia comanda nello Chalet Bakù, avendo cacciato Raffaele “’o mbriacone”, il padre del chiattone, Nicola Notturno, che uccisero nella 167... la famiglia Raia aveva chiuso Raffaele Notturno in casa».
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