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21 Ottobre 2023 - 08:58
Affondo dei pm dopo il blitz di maggio, giudizio immediato per 58 ras e affiliati. Rischio stangata per i capi dei gruppi Esposito, Masiello e Saltalamacchia
NAPOLI. Fiumi di droga e piombo, dopo la colossale retata di maggio scorso per i nuovi ras e gregari della mala dei Quartieri Spagnoli arriva il primo approdo giudiziario. Concluse le indagini preliminari, la Procura antimafia ha chiesto e ottenuto ieri il giudizio immediato per 58 neo imputati: alla sbarra andranno così tutti i presunti capi e affiliati ai clan Esposito, Masiello e Saltalamacchia. L’udienza è stata fissata dal giudice Carla Sarno per il prossimo 28 novembre davanti alla Prima sezione penale Collegio A del tribunale di Napoli: data entro la quale gran parte degli imputati potrebbe però chiedere il rito abbreviato, puntando così a un sostanzioso sconto di pena in caso di eventuale condanna.
La Direzione distrettuale antimafia potrà contare su un quadro indiziario che almeno fin qui si è dimostrato a dir poco granitico, come confermano i pochissimi annullamenti disposti nei mesi scorsi dal Riesame. Agli atti dell’inchiesta, oltre a decine di intercettazioni e videoriprese, ci sono del resto anche le dichiarazioni di ben sedici pentiti, tra i quali spiccano gli ex boss Marco Mariano e Salvatore Giuliano, Maurizio Overa, Antonio Rivieccio e Daniele Pandolfi. Toccherà così al collegio difensivo (composto tra gli altri dagli avvocati Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Giuseppe De Gregorio, Carlo Ercolino e Tiziana De Masi) provare ad aprire uno squarcio in un’indagine rivelatasi ad oggi a dir poco blindata. L’inchiesta aveva accertata l’esistenza di un superclan a tre teste, frutto di un accordo tra altrettanti ras dei Quartieri Spagnoli: Antonio Esposito “’o pallino”, Vincenzo Masiello “’o cucù” ed Eduardo Saltalamacchia.
Il patto è datato dicembre 2019, poco dopo la scarcerazione di quest’ultimo e la ripresa del controlla sulla zona della Pignasecca. Da quel momento sono partite le indagini culminate a fine maggio nell’esecuzione di una maxi ordinanza di custodia con 53 persone finite in manette su 58 complessivamente indagate. Tra loro c’erano personaggi di spicco della malavita del centro storico in rapporti, a seconda dei casi, con i Mazzarella e i Contini. Inquirenti e investigatori hanno costruito il quadro accusatorio grazie a investigazioni tecniche che hanno permesso anche di risalire agli autori del duplice tentato omicidio di Domenico Masi e Paolo Pesce. Ma la maggior parte dei destinatari del provvedimento restrittivo dovevano rispondere, a seconda delle varie posizioni, di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata allo spaccio e al traffico di stupefacenti, estorsione, ricettazione e armi.
In particolare Saltalamacchia aveva ripreso il controllo della zona della Pignasecca, insieme a Esposito e Masiello, operativi nelle zone della Speranzella e di Largo Baracche, dopo la sua scarcerazione. L’indagine ha documentato pure l’esistenza di un gruppo con a capo Carmine Furgiero “’o pop”, e il figlio Luigi, dedito ad un fiorente traffico di stupefacenti nella zona di vico Canale a Taverna Penta, la “piazza della Sposa”, che da anni sovvenzionava i clan dei Quartieri.
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