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Licciardi-Bocchetti, 4 arresti: scatto ai boss di Secondigliano

Licciardi-Bocchetti, 4 arresti: scatto ai boss di Secondigliano

NAPOLI. Patto di sangue tra i boss della mala di Miano e Secondigliano, dopo trent’anni e oltre arriva la svolta sugli omicidi di Angelo De Caro, reggente dell’omonimo gruppo e cutoliano della prima ora, e Pasquale Bevilacqua. Dopo il fermo dell’ultimo ras dei “Capitoni” Giuseppe Lo Russo, arrestato a inizio mese mentre stava per essere scarcerato da Novara dopo 26 anni di detenzione al 41-bis, ieri il cerchio delle indagini sembra essersi chiuso anche per gli altri presunti responsabili. La polizia ha infatti arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, Vincenzo Licciardi, alias “’o chiatt”, detenuto nella casa di reclusione di Opera, Gaetano Bocchetti, alias “nanuzz”, detenuto a Tolmezzo; e Carmine Costagliola, alias “Provolino”. In particolare Lo Russo, attualmente ristretto a Catanzaro, è gravemente indiziato di entrambi gli omicidi, Licciardi e Bocchetti di quello di Bevilacqua, mentre Costagliola dell’assassinio di De Caro. Giuseppe Lo Russo, unico dei fratelli ras a non essersi mai pentito, difeso dagli avvocati Antonio abet e Domenico Dello Iacono, sarà sottoposto domani all’interrogatorio di garanzia. “Peppe ’o capitone” è detenuto ininterrottamente dal 24 luglio 1998. Licciardi è la figura di vertice dell’omonimo clan egemone a Secondigliano e con base nella Masseria Cardone: è detenuto dal 7 febbraio 1998. Bocchetti, ras del gruppo Sacco-Bocchetti, egemone nel rione Don Guanella, è detenuto dal 24 settembre 1998. Infine, Costagliola, rintracciato a Roma, era legato ai Lo Russo, federati con i Licciardi e i Sacco-Bocchetti nell’Alleanza di Secondigliano. Per l’assassinio di Angelo De Caro, ammazzato a colpi di pistola il 6 giugno 1990, sono indagati, oltre a Lo Russo, ritenuto l’organizzatore, e a Ettore Sabatino, autoaccusatosi come esecutore, anche Carmine Costagliola “provolino” e i defunti boss Gennaro Sacco e Gennaro Licciardi. De Caro fu ucciso mentre si trovava a letto nell’abitazione della compagna Carmela Costagliola e i killer sarebbero riusciti a entrare nell’appartamento grazie al contributo di “provolino”, che avrebbe fatto da ariete. Gennaro Sacco si sarebbe occupato invece del recupero del killer Sabatino. Gennaro Licciardi sarebbe stato invece il mandante, in quanto avrebbe chiesto a Lo Russo di farsi carico della “faccenda”, mettendo così la parola fine ai contrasti che erano nati tra il clan della Masseria Cardone e il gruppo De Caro. Per l’omicidio Bevilaqua sono invece indagati, oltre al mandante Lo Russo, anche Vincenzo Licciardi e Gaetano Bocchetti, accusati di essere stati gli esecutori del delitto e di aver sparato contro la vittima designata almeno otto colpi di pistola. Si sarebbe trattato in questo caso di una questione personale. Bevilacqua era infatti cognato dei Lo Russo, ma da tempo era entrato in contrasto con la moglie, alla quale contestava un tradimento e che aveva insultato pubblicamente in alcune occasioni. Avrebbe però anche picchiato in carcere Salvatore Lo Russo.

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