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26 Ottobre 2023 - 21:45
La Corte di Appello di Napoli, V sezione penale, in riforma della sentenza a suo tempo emessa in data 14.06.19 dal Tribunale collegiale Santa Maria Capua Vetere, ha assolto Giovanna Allegretta con la formula perché il fatto non sussiste, dal reato di intestazione fittizia di una villa in Marcianise; non solo, ha anche escluso l’aggravante mafiosa rispetto ad una diversa ipotesi di intestazione fittizia di altro immobile, sempre in Marcianise, attribuita a Salvatore Belforte, dichiarando nei confronti del delitto la prescrizione del reato.
La Procura Generale aveva chiesto alla Corte di confermare le condanne e la confisca ma hanno fatto breccia le argomentazioni giuridiche devolute dalla difesa degli imputati.
Così sono crollate le condanne a 3 anni di reclusione per Salvatore Belforte e 2 anni di reclusione per Giovanna Allegretta.
La decisione emessa dai giudici partenopei è stata pesantemente condizionata dalla sentenza di annullamento della precedente sentenza emessa dalla Corte di appello di Napoli in data 15.11.2021, annullamento disposto in data 24.01.23 dalla Suprema Corte di cassazione, II sezione penale, la quale condivise in pieno le questioni giuridiche offerte con l’arringa dell’avvocato Dario Vannetiello (nella foto) del Foro di Napoli.
Trattasi di due intestazioni fittizie, la prima avvenuta nel 2004, la seconda avvenuta nel 2008, reati ritenuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia finalizzati ad agevolare il clan Belforte.
A seguito di capillare attività di intercettazione, la Procura Distrettuale avviò indagini patrimoniali che portarono alla luce l’investimento di grosse somme di danaro, dell’ordine di centinaia di migliaia di euro in beni di lusso e per la realizzazione di immobili, tra cui una villa con piscina, ritenuti intestati fittiziamente da Belforte Camillo ai suoi familiari per il timore di subire sequestri in materia di misure di prevenzione.
Ipotesi smentita dalla Corte d’appello con la sentenza oggi emessa a seguito del laborioso lavoro difensivo svolto nel corso degli anni, collegio difensivo di cui hanno fatto parte anche gli avvocati Massimo Trigari e Nicola Musone.
La decisione riveste particolare importanza in quanto la Corte di appello ha deciso di revocare anche la confisca dei beni immobili, di cui uno di particolare valore, stimato di 300 mila euro.
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