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02 Novembre 2023 - 10:20
Il Tribunale del Riesame di Napoli ha solo parzialmente accolto il ricorso presentato dai penalisti Antonio Abet e Andrea Lucchetta non ritenendo sussistenti l'ipotesi relativa all'esistenza di un'associazione autonoma finalizzata alla turbativa d'asta e due su quattro reati relativi agli stupefacenti: ma il restante impianto accusatorio è confermato
NAPOLI. Vincenzo Di Lauro, arrestato dai carabinieri del Ros e del comando provinciale nell'ambito di una inchiesta della Procura suinvestimenti leciti e illeciti del clan di Secondigliano fondato da padre di Vincenzo, Paolo Di Lauro, detto “Ciruzzo 'o milionario", resta in carcere. Il Tribunale del Riesame di Napoli ha parzialmente accolto il ricorso presentato dai penalisti Antonio Abet e Andrea Lucchetta. In particolare il Giudice non ha ritenuto sussistenti l'ipotesi relativa all'esistenza di un'associazione autonoma finalizzata alla turbativa d'asta e due su quattro reati relativi agli stupefacenti. Il restante impianto accusatorio della Dda è stato però confermato e quindi Vincenzo Di Lauro resta in carcere malgrado il Riesame abbia disposto la scarcerazione - ma solo formale - in relazione alle ipotesi ritenute insussistenti. Confermato il ruolo di vertice di Vincenzo nell'ambito del clan e anche nelle associazioni finalizzate al traffico di sigarette di contrabbando, di droga e nel rimpiego dei fondi frutto di quelle attività in attività lecite e illecite. Vincenzo dal 2015 era a capo del clan Di Lauro primanelle mani del padre, poi dei fratelli Cosimo, successivamente deceduto, Marco e Salvatore. Dalla ricostruzione della gestione del clan Di Lauro redatta dai sostituti procuratori De Marco e Giugliano emerge come nel clan ci fosse un'ala movimentista che ritiene Vincenzo Di Lauro responsabile della liquidazione dell'organizzazione camorristica gia messa in ginocchio da magistratura e forze dell'ordine.
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