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Scoperta l'app usata dai clan per eludere le intercettazioni

Scoperta l'app usata dai clan per eludere le intercettazioni

Anche i narcotrafficanti di un clan dell’area flegrea utilizzavano il sistema “EncroChat” per le comunicazioni in codice, che permetteva di evitare le intercettazioni attraverso l’inoculazione di virus informatici o malware a scopo d’indagine. Ma l’ultima sacca di resistenza è stata abbattuta dagli investigatori internazionali, a cominciare dall’Olanda: prima nazione a bucare la rete di protezione, favorendo così l’incriminazione e il successivo pentimento del ras della droga Raffaele Imperiale e del socio Bruno Carbone. Nel frattempo è stato scoperto che pure il gruppo Sorianiello ne aveva fatto uso in passato: un’altra prova della crescita in campo camorristico dell’organizzazione malavitosa napoletana, emersa nel corso dell’inchiesta culminata lo scorso settembre in 29 misure cautelari.

LA RETE DI COMUNICAZIONI PER CELLULARI. EncroChat è il nome di una rete di comunicazione per telefoni cellulari, messa a punto dalle organizzazioni criminali per garantire agli utenti uno scambio crittografato e protetto di comunicazioni, per lo più afferenti al traffico di droga. I telefonini criptati venivano venduti a circa mille dollari l’uno, ma è solo la spesa iniziale perché poi l’acquirente doveva pagare un “abbonamento” annuale di altre migliaia di euro. L’utilizzo di questa rete permetteva di accedere a comunicazioni protette di altissimo livello, o almeno così hanno garantito i gestori fino a quando gli investigatori olandesi l’hanno bucata nel corso dell’indagine su Raffaele Imperiale.

SMARTPHONE RIPULITI. Il sistema operativo dei telefonini è basato su Android, ma gli ideatori ed esecutori toglievano tutti i servizi non indispensabili: il microfono ambientale, le fotocamere e il tracciamento con Gps. Inoltre, gli smartphone venduti ai narcotrafficanti criminale possono essere “puliti”, privandoli di qualsiasi dato memorizzato, inserendo un codice di autodistruzione. Tutte le comunicazioni transitavano esclusivamente attraverso i server di “EncroChat” e i progettisti della rete garantivano la pratica inviolabilità degli algoritmi di cifratura dei messaggi e delle conversazioni. Il gigantesco stratagemma per rendere sicure le conversazioni è stato stoppato definitivamente all’inizio dell’anno scorso. L’unione delle competenze degli esperti di informatica delle forze di polizia olandesi, tedeschi e francesi, con il prezioso supporto di Europol, ha permesso di violare l’algoritmo di cifratura, mettendo a disposizione delle magistrature inquirenti di vari Paesi tutte le informazioni necessarie per arrestare centinaia di malviventi e sequestrare gigantesche partite di droga.

IL MALWARE E L’ALLARME IN RITARDO. I gestori di EntroChat a un certo punto si erano accorti della comparsa di alcune anomalie in rete, riconducibili ad un malware iniettato su alcuni dispositivi. L’allarme subito inviato a tutti i possessori telefonini è però giunto in ritardo, tanto è vero che nel frattempo le forze dell’ordine erano già entrate in azione. Una fonte investigativa ha confermato che anche in Italia questi telefonini erano largamente utilizzati, ma non sono state fornite informazioni su eventuali interventi delle forze dell’ordine fino all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti degli esponenti del clan Sorianiello. Gli apparati telefonici potevano funzionare con due modalità: premendo il solo pulsante di accensione dell’apparato, si caricava un sistema Android normale; schiacciando anche il pulsante del volume, partiva un applicativo protetto, sviluppato dai gestori della rete.

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