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Affitti non riscossi, buco da 133 milioni

Affitti non riscossi, buco da 133 milioni

NAPOLI. Occupazioni abusive di alloggi comunali, crediti mai riscossi e patrimonio comunale: il buco nelle casse del Comune di Napoli è di almeno 133 milioni di euro. E c’è un alloggio del custode di una scuola occupato abusivamente dal 1988. A seguito di attività di indagine condotta dai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Napoli Vomero e coordinata dalla Procura Regionale per la Campania presso la Corte dei Conti, è stato notificato a sette persone - tra Dirigenti del Comune, della società Napoli Servizi e del 36esimo Circolo Didattico Statale “Luigi Vanvitelli” - un invito a dedurre con cui vengono contestate delle condotte negligenti che avrebbero causato un danno erariale per 92.349,69 euro. I provvedimenti sono stati recapitati a Fabrizio Siciliano, responsabile Uoc Gestione contabile; i dirigenti Ciro Turiello e Daniela Balletti, che si sono succeduti all’area gestionale della Napoli Servizi; Natalia D’Esposito, più volte responsabile servizi demanio, patrimonio e servizio politiche per la casa, questi ultimi incarichi poi assunti in seguito da Antonietta Agliata e Tiziana Di Bonito. E ancora Ida Francioni, da vent’anni dirigente scolastico del “Vanvitelli’. Tutti avranno modo di presentare le loro controdeduzioni avverso gli addebiti. I fatti contestati riguardano il plesso “Caccavello” della scuola dell’infanzia e primaria che si trova in un fabbricato di proprietà privata, preso in affitto dal Comune di Napoli. All’interno è presente un alloggio destinato al custode dell’edificio - andato in pensione nel 1988 e deceduto dal 2010 - indebitamente occupato dai suoi eredi, che vivono praticamente nella scuola. Secondo quanto ricostruito da carabinieri e Corte dei Conti, dal 1988 il Comune ha continuato a pagare affitto e acqua anche per quella abitazione, occupata abusivamente. Inoltre, a causa della prescrizione, non sarà possibile per il Comune ottenere risarcimenti «a causa di condotte ascrivibili a diversi Dirigenti del Comune e della Napoli Servizi». La vicenda ha inizio nel 1988 quando il custode andò in pensione e da quel momento, senza che risultassero versamenti di affitti e pagamenti di bollette, la casa rimase occupata. Nel 2010 il decesso dell’uomo non pone fine alla situazione e l’alloggio viene occupato dagli eredi. Il Comune prova a sgomberare gli occupanti uffici del Comune hanno provato a sgomberare i locali occupati, ma «in modo gravemente negligente» si legge nell’avviso a dedurre. Il Comune nell’ottobre 2012 con il Servizio Demanio e Patrimonio e politiche per la casa avvia azione «avverso la illecita ed indebita occupazione» ma «nell’errato convincimento che si trattasse di un proprio cespite, il predetto servizio» fa «impropriamente ricorso alla azione di autotutela ai sensi dell’art. 823 cc». La moglie del custode, a questo punto, presenta ricorso e vince. Il Comune resta fermo fino al febbraio 2023 quando, «a seguito delle denunce del consigliere municipale Nasti», chiede «un parere all’Avvocatura municipale su come procedere al fine dello sgombero». Intanto emergono due diffide della Napoli Servizi del 7 agosto 2017 e del 29 dicembre 2022: ma il fatto è che non sono state notificate visto che erano indirizzate alla moglie del custode che nel fratteempo, precisamente nel 2015, era morta. Nell’invito a dedurre della magistratura contabile viene evidenziata la gravità della vicenda alla luce delle «già disastrate finanze comunali», che recentemente hanno ricevuto finanziamenti statali con il cosiddetto Patto per Napoli, il quale è condizionato, tra l’altro, proprio alla corretta gestione del patrimonio immobiliare ed alla dismissione dei fitti passivi da parte dell’ente locale: è infatti emerso che la morosità nei rapporti di utenza del patrimonio del Comune di Napoli ha raggiunto la vertiginosa cifra di oltre 133 milioni di euro, con irregolarità nel rapporto con gli occupanti. Nel caso del plesso “'Caccavello”, allo stato sussiste l’impossibilità di dismettere il fitto passivo proprio a causa della presenza degli abusivi. Secondo la Procura della Corte dei Conti, la dirigente Agliata non avrebbe «ha mai opposto o contestato alla Napoli Servizi la grave omissione», mentre la Di Bonito si sarebbe «attivata solo alla fine», probabilmente dopo le prime denunce. Singolare il caso della preside Francioni che, secondo la ricostruzione, «sapeva dell’occupazione e del possesso delle chiavi da parte degli occupanti» che per accedere in casa debbono passare per i locali scolastici. Ma secondo l’accusa non avrebbe mai denunciato la cosa.

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