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28 Giugno 2017 - 20:59
La Suprema Corte, in accoglimento del ricorso proposto dall’avvocato Dario Vannetiello del Foro di Napoli, ha annullato la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Roma con la quale era stata rigettata l’istanza di revisione del processo per l’omicidio di Walter De Cristofaro, ucciso a Serino il 12 luglio 2000
NAPOLI. La Suprema Corte di Cassazione, II sezione penale, in accoglimento del ricorso proposto dall’avvocato Dario Vannetiello (nella foto) del Foro di Napoli ha annullato la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Roma con la quale era stata rigettata l’istanza di revisione del processo per l’omicidio di Walter De Cristofaro, ucciso a Serino il 12 luglio 2000. I giudici capitolini hanno anche stabilito che dovrà occuparsi dell’intricata vicenda la Corte d’appello di Perugia.
La decisione assunta non è ricorrente nelle aule giudiziarie, atteso che è oltremodo difficile ottenere la ammissibilità del giudizio di revisione, ancor più raro è ottenere una decisione della Corte di Cassazione che imponga un nuovo giudizio in tema di revisione come accaduto nel caso di specie. Genovese Modestino era un imprenditore irpino nel settore movimento terra, condannato già alla fine degli anni ’80 per appartenenza alla nuova camorra organizzata di Cutolo, oltre ad essere condannato per essersi imposto negli ingenti lavori che furono realizzati per la costruzione della città ospedaliera di Avellino. Il nome di Modestino compare anche negli atti di indagine della vicenda del sequestro dell’ex assessore regionale Cirillo. V’è poi la presenza del suo nome nella lista di quei dieci mafiosi (la lista papillon) che avrebbero fatto una trattativa con i servizi segreti, all’indomani delle stragi effettuate da Cosa nostra, vicenda emersa solo qualche anno fa e denominata “ protocollo farfalla”. Laddove la Corte di appello di Perugia, nel nuovo giudizio di revisione che verrà fissato a breve, riterrà che, alla luce delle nuove prove ricercate ed offerte dall’avvocato Dario Vannetiello (sia documentali che dichiarative), non può più ritenersi che Genovese sia stato il mandante di quel delitto, si apriranno inaspettatamente per lui le porte del carcere in quanto verrà meno la condanna al carcere a vita a lui inflitta dal giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli e confermata nei successivi gradi di giudizio.
I Supremi giudici hanno anche sottolineato che nel giudizio di revisione non potranno essere poste a carico di Genovese le dichiarazioni accusatorie rese dal pentito Antonio Masucci. Non solo, il segnale che l’impianto accusatorio potrebbe sgretolarsi lo si evincerebbe nella motivazione della sentenza di Cassazione, dove vengono prese in rassegna le plurime e consistenti nuove prove offerte dalla difesa, ritenute decisive, prove queste che la Corte di appello di Perugia dovrà tenere in considerazione alla luce del dictum della Cassazione.
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