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10 Novembre 2023 - 08:42
NAPOLI. È finita in un elegante ristorante non lontano dal mare la fuga di Simone Sorianiello, il figlio del capoclan Alfredo “’o biondo” di rione Traiano e Soccavo. Erano le 21 di mercoledì: il giovane ras si era appena seduto a tavola con alcuni congiunti quando nel locale sono piombati i carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, che gli davano la caccia dal 18 settembre scorso per un’ordinanza di custodia cautelare destinata a mezza cosca. Ma nel frattempo la posizione giudiziaria del 29enne si è aggravata: è diventata definitiva una condanna per droga e deve scontare adesso ben 10 anni e 8 mesi di reclusione. Forse anche per questo si era reso irreperibile l’altra volta, mirando probabilmente a non trascorrere le festività natalizie dietro le sbarre. Nella stessa inchiesta è coinvolto anche il padre. Gli investigatori dell’Arma partenopea sapevano che Simone Sorianiello non si era allontanato troppo da Napoli. Non si nascondeva a Soccavo, ma era rimasto nell’area flegrea non disdegnando di andare a cena fuori. Un’imprudenza che gli è costata le manette, scattate senza alcun cenno di reazione né di fuga. D’altro canto il locale era circondato e vie di fughe, a meno di volare, non ce n’erano. Cosicché, dopo la notifica dei due provvedimenti restrittivi e le formalità burocratiche nella caserma “Pastrengo”, il figlio di Alfredo “’o biondo” è stato rinchiuso nel carcere di Secondigliano. Simone Sorianello salì per la prima volta alla ribalta della cronaca a dicembre 2018. Fino ad allora era conosciuto dalle forze dell’ordine, ma non era mai incappato in accuse gravi. Quel giorno i carabinieri eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 47 esponenti della malavita di rione Traiano e Soccavo, legati ai clan Grimaldi, Vigilia e appunto, Sorianiello. L’indagine riguardava una serie di estorsioni aggravate dal metodo mafioso per favorire le associazioni di appartenenza, all’epoca dell’inchiesta unite sotto la bandiera del boss Ciro Grimaldi “Settirò”. Successivamente il pentito Gennaro Carra, esponente di primo piano del clan Cutolo alleato dei Sorianeillo, ha fatto riferimento in un verbale al 29enne arrestato l’altro ieri definendolo il “reggente del gruppo della “99” di via Catone insieme al fratello Fortunato (detto “Foffy”, ucciso da killer del clan Tommaselli in un salone di barbiere) quando il padre era detenuto. La prima mazzata giudiziaria gli arrivò invece il 9 aprile del 2021. Infatti per la camorra di Soccavo anche in appello i giudici non usarono la mano leggera, anche se rispetto al primo grado le pene furono alleggerite quasi per tutti, sia pur di poco. Il processo era nato proprio dall’indagine sulla cosca Grimaldi, sotto la cui egida allora c’erano sia i Sorianiello che i Vigilia, successivamente entrati in contrasto tra loro. Così, i magistrati della quarta sezione inflissero le condanne più gravi ad Alfredo junior Vigilia e a Luigi Vigilia (rispettivamente 19 e 18 anni di reclusione) e a Simone Sorianiello, condannato a 11 anni. Ora la sentenza è passata in giudicato.
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