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Innocente ucciso a Ponticelli: «Vidi un’ombra e ho sparato»

Innocente ucciso a Ponticelli: «Vidi un’ombra e ho sparato»

Omicidio Esposito-Imperatore, il killer Antonio Pipolo confessa in aula

NAPOLI. «Sono entrato nel basso e ho ucciso Carlo Esposito sparandogli addosso quattro o cinque colpi. Poi, sulla destra, ho visto un’ombra muoversi dietro la tenda e subito quell’uomo ha provato a scappare. Gli ho sparato due volte alle spalle e chiedo scusa per quello che ho fatto. So di aver ucciso anche un innocente». Davanti ai giudici della Terza sezione della Corte d’assise di Napoli va in scena la ricostruzione di uno dei delitti più atroci dell’ultima faida di Ponticelli e a tenere banco è la confessione del killer reo confesso, oggi collaboratore di giustizia, Antonio Pipolo, ex uomo del clan De Micco e unico imputato per la morte violenta di Carlo Esposito “Kallon”, emergente ras del gruppo De Martino, e dell’innocente Antimo Imperatore. Con l’escussione di Pipolo entra dunque nella fase clou il processo di primo grado chiamato a fare luce sul duplice omicidio avvenuto la mattina del 20 luglio 2022 nel rione Fiat di Ponticelli, la roccaforte dell’agguerrito clan De Martino “Xx”. All’epoca dei fatti Carlo Esposito era tornato a piede libero da appena due mesi e, stando a quanto riferito dal pentito Pipolo, sarebbe entrato in rotta di collisione, per motivi al momento non chiari, proprio con l’allora sicario del clan De Micco, tanto da arrivare a pianificarne la morte. Sul punto, Pipolo ha però fornito una ricostruzione piuttosto lacunosa, non riuscendo a indicare un movente ben preciso e l’arco temporale nel quale sarebbe maturata la volontà sanguinaria del presunto rivale, con il quale tra l’altro, per sua stessa ammissione, sarebbe stato in buoni rapporti fino a poco tempo prima: circostanze, queste, evidenziate anche dagli avvocati di parte civile Giacomo Pace, per la famiglia Esposito, e Alessandro Motta, per la famiglia Imperatore. Incalzato dalle domande postegli dalla presidenza della Terza sezione, Pipolo ha poi ricostruito le fasi dell’agguato e ammesso di aver ucciso l’innocente Antimo Imperatore, la cui unica “colpa” era quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato: il malcapitato operaio, infatti, in qualla mattina maledetta era in casa di “Kallon” soltanto perché stava effettuando un lavoro di riparazione alle zanzariere e nulla c’entrava con gli affari della mala di Ponticelli. Le parole di Pipolo hanno profondamente scosso i familiari di Imperatore, la cui moglie ha anche accusato un malore in aula. Nel corso dell’udienza l’ex sicario dei “Bodo”, pentitosi tra l’altro subito dopo il duplice delitto, ha ribadito la circostanza secondo la quale il suo stesso clan già in precedenza aveva provato a ucciderlo: «Avevano deciso di uccidermi temendo che, nel caso fossi stato arrestato, avrei potuto pentirmi e rivelare chi aveva ucciso Carmine D’Onofrio. Il mio omicidio sarebbe avvenuto in una discoteca dell’area flegrea che frequentavo abitualmente nel corso di una finta rissa. C’è stata una riunione tra i rappresentanti di quattro clan in cui è emerso che ero l’affiliato più debole in libertà». Timori poi rivelatisi fondati due estati fa, quando Pipolo irrompe al rione Fiat e ammazza un ras e un innocente.

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