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Tegola per Grimaldi junior

Tegola per Grimaldi junior

Il figlio del boss “Settirò” chiede il cambio di domicilio per accettare un lavoro, il tribunale dice no. Dopo 16 anni in carcere, è libero ma disoccupato: «Ho una figlia disabile da aiutare. Questa è una nuova condanna»

NAPOLI. Il lavoro, si sa, nobilita l’uomo. Se però sei uno dei rampolli più noti della mala flegrea le cose posso rivelarsi assai più complicate. Ne sa qualcosa il 45enne di Soccavo Pasquale Grimaldi, figlio del capoclan Ciro Grimaldi “Settirò”, scarcerato a inizio 2023 dopo sedici anni di ininterrotta detenzione. Ritrovata la libertà, Grimaldi junior, attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale, sembra però destinato a dover rimandare l’appuntamento con l’agognato riscatto sociale. Il tribunale di Napoli, sezione Misure di prevenzione, ha infatti rigettato l’istanza con cui il ras chiedeva la modifica del luogo di soggiorno obbligato da un comune del basso Lazio a uno della Puglia: in quest’ultima località, infatti, Grimaldi ha ricevuto una proposta di lavoro con contratto a tempo determinato.

Un’opportunità destinata per il momento a rimanere un miraggio. Il perché a questo diniego emerge dalle 15 pagine del provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione (presidente Lomonte). Sebbene Pasquale Grimaldi abbia ormai del tutto saldato il debito con la giustizia, il suo profilo sarebbe caratterizzato ancora da «un’elevata caratura delinquenziale» da individuare sia nei suoi trascorsi all’interno del clan, che nella condotta avuta, soprattutto negli ultimi anni, durante la detenzione, essendosi reso protagonista di una sommossa ed essendo stato trovato in due occasioni in possesso di altrettanti microtelefoni. Grimaldi junior nel frattempo si è però anche iscritto a un corso di laurea in Management ed Economia, pur non avendo ancora conseguito il diploma di fine ciclo.

L’ultima ombra, sempre secondo il tribunale di Napoli, risale invece al 16 febbraio scorso, quando Grimaldi, fresco di scarcerazione, è stato fermato a un posto di controllo e addosso aveva un giubbotto antiproiettile: un episodio inquietante, ma per il quale il 45enne non ha subito alcuna ripercussione penale. Infine, secondo il giudice delle Misure di prevenzione un suo trasferimento in Puglia gli darebbe maggiore libertà di movimento e renderebbe più difficile effettuare i controlli ai quali è attualmente sottoposto: per raggiungere il luogo di lavoro, un’azienda calzaturiera, Grimaldi dovrebbe infatti fare ogni giorno uno spostamento di circa dieci chilometri.

Pasquale Grimaldi, difeso dall’avvocato Giuseppe Perfetto, non ha però intenzione di gettare la spugna e, rivolgendosi al nostro giornale, lancia un appello: «In questo modo mi condannano a rimanere sorvegliato speciale a vita. Ho una moglie e due figli piccoli, di cui una, disabile, affetta da una patologia grave che richiese assistenza continua. Ho bisogno di quel lavoro per mantenere la mia famiglia». Il 45enne di Soccavo fa poi un breve passaggio sui suoi trascorsi criminali: «Proprio in seguito all’episodio di febbraio ho scelto di andare via da Napoli. Il mio obiettivo è quello di rimanere il più lontano possibile da certi ambienti e sto continuando a studiare, ma se mi negano questa possibilità di lavoro come farò a trovare un riscatto?».

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