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22 Novembre 2023 - 09:17
NAPOLI. Un tema che infiamma le coscienze: la riforma della Giustizia. Se ne è discusso nell’incontro con il Guardasigilli Carlo Nordio organizzato dall’associazione politico-culturale Polo Sud guidata Amedeo Laboccetta che ha ricordato la collaborazione di Nordio alla rivista “Lo Stato” e invitato il ministro «assieme al titolare della Cultura, Sangiuliano, e speriamo alla premier Meloni, all’inaugurazione della stagione lirica il 9 dicembre». Nel foyer del Teatro San Carlo, con un parterre di imprenditori, industriali, figure di spicco del mondo culturale, politico e sociale partenopeo, tra i quali Luciano Schifone, consigliere del ministro Gennaro Sangiuliano; Aldo De Chiara, presidente della fondazione Castelcapuano; il console generale della Bulgaria, Gennaro Famiglietti. Il dibattito - moderato da Francesco De Core, direttore del quotidiano Il Mattino - ha visto la partecipazione istituzionale del sindaco Gaetano Manfredi; dei magistrati Arcibaldo Miller e Paolo Itri e dei penalisti Vincenzo Maiello e Carmine Ippolito. Tra i temi “caldi” quello della separazione delle carriere. «Viviamo una contraddizione colossale, ovvero di avere un codice penale del 1930 che gode ancora di buona salute mentre quello processuale accusatorio voluto da Giuliano Vassalli è stato imbastardito da vari interventi. Una seria riforma richiede una revisione della Costituzione intervenendo sulla composizione del Csm - dice il ministro della Giustizia -. Però tutto questo è per ora in secondo piano poiché in questo momento la priorità politica è quella del premierato». E ancora: «Sui poteri dei pubblici ministeri va detto che in Italia esiste un mélange di figure di procuratori con poteri enormi ma sprovvisti di responsabilità - prosegue Nordio -. È un problema tecnico razionale, perché se si accoglie il processo accusatorio anglosassone bisogna separare le carriere e modificare completamente il Csm con revisione costituzionale». Infine, Nordio ricorda che, però, «alcune cose le abbiamo fatto e adesso sono al passaggio parlamentare: il principio per cui l’ordinanza di custodia cautelare deve essere collegiale; l’interrogatorio di garanzia prima che scattino manette a differenza di quanto accade oggi; l’abolizione del reato di abuso di ufficio; la riforma sulle intercettazioni per cui il terzo che viene chiamato nelle stesse non può mai essere nominato. Adesso la parola spetta al Parlamento che ha i suoi tempi».
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