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23 Novembre 2023 - 09:00
Omicidio di “Ciculill”, il giovane ras sapeva di essere nel mirino e si tagliò i capelli
NAPOLI. Vincenzo Costanzo si rendeva conto che correva dei rischi dopo aver litigato con un malavitoso dell’Arenaccia, ma non era un tipo da aver paura. Poi la voglia di festeggiare con gli amici in strada la vittoria dello scudetto del Napoli probabilmente fu più forte della prudenza e “Ciculill” uscì dal “Conocal” pur utilizzando uno stratagemma: si era tagliato i capelli, ritenendo di non essere più facilmente riconoscibile. Purtroppo le cose non andarono così e complice forse una “filata”, i killer il 5 maggio scorso lo hanno ammazzato in piazza Volturno. Con il passare dei giorni la pista della vendetta starebbe prendendo sempre più piede, mettendo in secondo piano l’ipotesi di una guerra di “sistema” a Ponticelli. Gli investigatori in questi mesi hanno raccolto voci insistenti su un presunto litigio, per motivi non chiariti, con un malavitoso dell’Arenaccia. Ma le stesse confidenze raccontano che la cosca egemone in zona della zona non c’entra. Così come, nell’ipotesi di un attacco del clan De De Micco, chi avrebbe avvisato i loro sicari? “Ciculill” era in giro con amici fidati e nulla è emerso nel corso delle indagini su un clamoroso tradimento costato la vita al nipote dei D’Amico. In ogni caso, resta il mistero su come i killer abbiano individuato Vincenzo Costanzo, in mezzo alla folla festante, seduto su una panchina in piazzetta Volturno. Qualcuno lo riconobbe nonostante i capelli corti e segnalò la sua presenza? Non solo: come e perché si sarebbe verificato il diverbio nelle settimane precedenti? Infine: è possibile che contrariamente a quanto finora si credeva, chi ha sparato non voleva ucciderlo, bensì dargli semplicemente una lezione. Ecco perché mirò all’inguine, colpendo però l’arteria femorale e provocando il dissanguamento fatale. Intanto le indagini sui danneggiamenti al pronto soccorso del Cardarelli, dove fu trasportato il ferito, hanno trovato sbocco nell’udienza predibattimentale fissata per il prossimo 2 aprile, quando in aula dovranno presentarsi Giuseppe Perrella, 20 anni, Vincenzo Lauria, 20 anni, Gaetano Maranzino, 24 anni, Alfonso Capozzoli, 42 anni, Rosa D’Amico, 27 anni, e Antonietta D’Amico, 23 anni. Toccherà al collegio difensivo (avvocati Luca Mottola, Domenico Dello Iacono, Bruno Carafa e Giovanna Visone) provare a limitare i danni una volta iniziato il processo. Infatti sono piuttosto pesanti le accuse da cui i sei dovranno provare a difendersi. Ferma restando la presunzione di innocenza fino all’eventuale condanna definitiva, tutti devono rispondere dei gravi danni causati al pronto soccorso del Cardarelli. Nel dettaglio, Rosa D’Amico avrebbe preso a calci e pugni il triage e i vetri della struttura; Capozzoli, Lauria e Maranzino sono anch’assi accusati di aver sferrato calci e pugni contro i vetri del pronto soccorso; Perrella si sarebbe invece scagliato contro il vetro di ingresso e avrebbe ribaltato alcune lettighe presenti nei paraggi; Antonietta D’Amico avrebbe lanciato una scarpa contro un operatore.
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