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24 Novembre 2023 - 08:34
La prova chiave non era utilizzabile e l’inchiesta che sembrava aver fatto luce sull’omicidio di Salvatore Esposito - un cold case risalente al 27 settembre 2013 - rischia di sciogliersi come neve al sole. La Corte di Cassazione, sconfessando la linea della Procura e il precedente pronunciamento del Riesame, ha annullato con rinvio l’ordinanza di custodia cautelare in carcere da cui, nel maggio scorso, erano stati raggiunti Paolo Abbatiello e Gianfranco Leva, esponenti di spicco del clan Licciardi di Secondigliano, che adesso rischiano di tornare a piede libero. Gli Ermellini della Sesta sezione hanno accolto le argomentazioni dei legali dei due presunti killer, gli avvocati Claudio Davino (per Abbatiello) e Giuseppe Biondi (per Leva), i quali hanno sostenuto che le intercettazioni ambientali a supporto dell’inchiesta non fossero in realtà utilizzabili. L’indagine che aveva portato all’arresto dei sicari di “Totoriello” era infatti scaturita da un altro procedimento, quello che in precedenza aveva portato alla cattura e poi alla condanna della ras Maria Licciardi “’a peccerella”. L’attività di captazione nel frattempo è proseguita a tamburo battente, estendendosi così anche all’abitazione di Gianfranco Leva ed è da qui che sarebbero emersi una serie di importanti elementi indiziari da cui si evinceva il coinvolgimento dei due ras nel delitto. Il tandem difensivo Davino-Biondi ha però evidenziato che nelle more era stato superato il termine di 24 mesi stabilito dalla legge per le indagini preliminari e che le proroghe alle intercettazioni non erano mai arrivate. Preso atto dell’“inciampo” procedurale, la Cassazione ha così annullato l’ordine di arresto, disponendo una nuova valutazione del Riesame. A carico di Abbatiello e Leva, accusati del delitto e di associazione mafiosa, restano così allo stato solo le accuse dell’ex boss di Marano Giuseppe Simioli. In sintesi, se nei prossimi mesi la Dda non dovesse riuscire a produrre dei nuovi elementi indiziari per i due presunti sicari potrebbero riaprirsi le porte del carcere. Tornando invece alla vicenda oggetto dell’inchiesta, Salvatore Esposito sarebbe stato assassinato per aver intrattenuto una relazione sentimentale con la moglie di un affiliato ai Licciardi in quel periodo detenuto. Autista e uomo di fiducia della cosca, scomparve nel nulla il 27 settembre 2013: alcuni componenti dei Polverino, alleati del clan della Masseria Cardone di Secondigliano, completarono l’opera degli esecutori materiali del delitto sciogliendone il cadavere nell’acido. Nel dettaglio, Abbatiello e Leva avrebbero avuto il ruolo di mandanti nonché di partecipi alla fase esecutiva insieme a Giuseppe Simioli, mentre gli altri indagati (a piede libero) avrebbero partecipato alle azioni materiali: Salvatore Ruggiero, Felice Moraca, Carlo Nappi, Crescenzo Polverino, Giuseppe Ruggiero e Alessandro De Luca. Nella ricostruzione degli inquirenti fu Carlo Nappi a sparare. Il gruppo poi distrusse il cadavere, sciogliendolo nell’acido e bruciandolo nelle campagne dei Camaldoli.
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