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26 Novembre 2023 - 09:21
Colpo di scena in Cassazione, cancellata l’assoluzione: processo da rifare
NAPOLI. Le accuse mosse nei suoi confronti dall’ex boss Gennaro Carra gli erano valse l’arresto e, a seguire, l’ergastolo in primo grado: pena poi cancellata dai giudici di appello a febbraio scorso. Il tortuoso iter processuale che ha portato alla sbarra Giuseppe Mazzaccaro, alias “Peppe della 99”, ultimo reggente del clan Sorianiello del rione Traiano, si arricchisce adesso di un nuovo, inatteso capitolo. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della Procura, ha infatti cancellato la sentenza di secondo grado, disponendo così un nuovo giudizio innanzi ad altra sezione della Corte d’assise d’appello, chiamata a fare finalmente luce sulle presunte responsabilità di Mazzaccaro in ordine all’omicidio di Luca Megali, il barbiere assassinato il 5 novembre 2014 nell’ambito di una balorda vendetta trasversale tra i clan di Soccavo. Era una stagione di sangue e terrore e tra il rione Traiano e Pianura infuriava la guerra di camorra che vedeva contrapposti i Sorianiello di via Catone al clan capeggiato da Carlo Tommaselli. Nell’ambito di questa spietata guerra senza esclusione di colpi maturarono due delitti fotocopia con una trama degna di “Gomorra”. A febbraio fu ammazzato Fortunato Sorianiello, detto “Foffy”, figlio del ras Alfredo Sorianiello “’o biondo” e lo “specchiettista” del delitto sarebbe stato Antonio Megali; a novembre un sicario uccise invece il fratello, Luca Megali, barbiere senza precedenti penali ed estraneo a contesti camorristici. Entrambe vittime innocenti, pagarono con il sangue la propria vicinanza alle persone “sbagliate”. Non a caso, sia l’omicidio di Fortunato Sorianiello che quello di Luca Megali sono avvenuti in negozi di barbiere. Tutti dovevano capire, non soltanto gli investigatori e gli affiliati ai due clan. Nel primo caso “Foffy” era seduto in attesa di shampoo, taglio e barba; nel secondo Luca Megali era il titolare del salone verso cui il killer si diresse senza esitazione gridando «fermi, è una rapina». Ma i soldi non li chiese a nessuno e sparò direttamente. A dargli l’ordine di morte, secondo l’accusa, sarebbe stato Giuseppe Mazzaccaro, 44enne ras dei Sorianiello, cognato del capoclan Alfredo “’o biondo”. Arrestato nel 2020 e in seguito condannato all’ergastolo, il destino di Mazzaccaro sembrava ormai segnato. Il colpo di scena era però dietro l’angolo e si è palesato a febbraio scorso, quando “Peppe della 99” ha ottenuto una clamorosa assoluzione in appello. Gennaro Carra, ex ras del clan Cutolo e suo principale accusatore, avrebbe infatti mentito, sostenendo di avere, all’epoca dei fatti, incontrato il ras della “99”, Giuseppe Mazzaccaro, e che quest’ultimo gli avrebbe chiesto supporto per vendicare la morte violenta di “Foffy”. La difesa aveva acquisito gli atti relativi ai periodi di detenzione di Mazzaccaro, dai quali è emerso che “Peppe della 99”, essendo ristretto, in quel periodo non avrebbe mai potuto incontrare Gennaro Carra. Con l’ultimo verdetto della Cassazione e l’annullamento della sentenza la posizione di Mazzaccaro torna a complicarsi.
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