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Secondigliano, tegola per i narcos delivery

Secondigliano, tegola per i narcos delivery

NAPOLI. Schiacciati da una raffica di intercettazioni telefoniche e ambientali, al Riesame non hanno avuto alcuna possibilità di scampo. La paranza di spacciatori capeggiata dal narcos Salvatore Romano, alias “Totore Marlboro”, dopo la retata di pochi giorni fa incassa così la prima tegola giudiziaria. L’organizzazione, sospettata tra l’altro di essere in affari con il clan della Vanella Grassi, ha infatti rimediato ben tre conferme delle misure cautelari. I giudici della Decima sezione del tribunale delle Libertà ha così ribadito la permanenza in carcere del presunto ras Salvatore Romano, del figlio Daniele Romano e della moglie Giuseppina Esposito. Non sono però mancati alcuni, importanti colpi di scena. Il Riesame, nonostante la pesante accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ha concesso i domiciliari ai presunti partecipi Antonio Russo, difeso dall’avvocato Luca Mottola, e Cristofaro Alfano, assistito invece dall’avvocato Carlo Bianco. Nel loro caso le difese sono riuscite a ottenere un ridimensionamento del titolo cautelare e già ieri entrambi hanno potuto lasciare il carcere in cui si trovavano dal 6 novembre per raggiungere le proprie abitazioni. Nulla da fare, invece, per il capo della holding e i suoi due familiari. Nel merito dell’inchiesta, gli investigatori partenopei ritengono che il volume d’affari della piazza di spaccio mobile si aggirasse intorno al mezzo milione di euro all’anno. Ipotesi che sembrerebbe confermata dalla perquisizione domiciliare eseguita in casa dei Romano: al padre erano infatti stati sequestrati 15mila euro in contanti, al figlio 5mila. Il gruppo si era organizzato alla grande, funzionando come un delivery: un addetto alla ricezione degli ordini rispondeva a telefono mentre gli addetti alla consegna, tipo rider, provvedevano a fornire la droga richiesta a domicilio, esclusivamente cocaina. Il tragitto variava tra Secondigliano, San Carlo Arena, Vasto, Arenaccia, Poggioreale, sconfinando a volte dai quartieri partenopei a Casoria e Casavatore. Oltre a Salvatore Romano, ai poliziotti era già noto Antonio Russo. Nel 2021 fu arrestato per droga dagli investigatori del commissariato Secondigliano in un albergo della zona. Proprio da quell’episodio partirono gli accertamenti culminati nell’operazione di inizio mese. di ieri. Nella ricostruzione dell’accusa (da confermare eventualmente in giudizio) ricopriva un doppio ruolo nell’organizzazione del delivery di droga: telefonista e addetto alle consegne, compito che divideva con Giancarlo Di Giorgio e Rosario Fiorentino; capi e promotori erano i componenti della famiglia Romano; Antonio Esposito, intermediario e procacciatore di clienti; Cristofaro Alfano, custode dello stupefacente. «Senz’offesa, stamm a vint ann e mettimm ’o... mmocc a tutt quant a livell ’e cocaina». Era stata questa l’autoaccusa clamorosa registrata in ambientale il 29 aprile 2021 durante una conversazione tra il capo della piazza di spaccio Salvatore Romano e il figlio Daniele.

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