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27 Novembre 2023 - 08:41
Iniziano oggi a Palazzo Reale i lavori della Conferenza Unesco. Il ministro Sangiuliano: «La città ha un ruolo di guida»
NAPOLI. La città di Napoli capitale mondiale della cultura. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (nella foto), il viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, il direttore aggiunto dell’Unesco Ernesto Ottone Ramirez e il sindaco Gaetano Manfredi aprono oggi alle 10, a Palazzo Reale, i lavori della Conferenza Unesco Cultural Heritage in the 21st Century. Voluta dal Vice-Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, e dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e organizzata da Maeci e MiC (con il contributo del Comune di Napoli), la Conferenza Unesco, viene inaugurata da un messaggio di saluto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Riunirà rappresentanti ed esperti degli Stati membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Ministro Sangiuliano, quali sono gli obiettivi della Conferenza Unesco?
«Napoli, sintesi delle maggiori civiltà del Mediterraneo, sarà per tre giorni la capitale mondiale della cultura. Oltre 200 delegati da tutto il mondo, direttori di musei e vertici di importanti istituzioni culturali, discuteranno temi di estrema attualità per il patrimonio culturale, a partire dalla sostenibilità del turismo fino alla tutela dei beni artistici e archeologici nei conflitti e nelle aree di crisi».
L’Italia esercita un ruolo guida in ambito culturale a livello internazionale al punto da esser risultata pochi giorni fa la più votata quale membro del consiglio esecutivo Unesco. Quali i motivi di questa leadership?
«Innanzitutto siamo stati la prima nazione al mondo, ancor prima della convezione Unesco del 1970, ad istituire un corpo di polizia specializzato nel contrasto al traffico illecito di beni culturali e nella tutela del patrimonio culturale. Oggi i carabinieri del TPC sono presenti nelle missioni internazionali come forza di addestramento per le polizie locali e agiscono anche come task force Unesco. Inoltre possediamo un immenso patrimonio culturale, frutto delle numerose civiltà sviluppatesi nei secoli sul nostro territorio, e al contempo abbiamo sviluppato notevoli capacità nella sua tutela di fronte alle calamità naturali».
Uno dei temi centrali del convegno Unesco di Napoli è la sostenibilità del turismo. Come raggiungere un tale obiettivo?
«Il sovraffollamento di alcune città d’arte è un grande tema dai molti risvolti, a partire da quelli giuridici riguardanti la libertà di circolazione degli individui così come quelli della tutela del patrimonio, compromesso dalla pressione antropica, e della comunità in cui insiste, messa a rischio dallo sviluppo incontrollato di strutture di accoglienza e di ristorazione. È necessario promuovere località non meno belle della nostra Penisola ma poco note per reindirizzare i flussi e questo va fatto a livello europeo, di concerto con l’Unesco».
Sebbene Napoli e la Campania custodiscano un gran numero di siti Unesco e, più in generale, di importanti luoghi della cultura, tuttavia si parla spesso del degrado del centro storico cittadino. È possibile che ci si trovi di fronte a un nuovo caso Venezia?
«Napoli è una grande capitale mediterranea della cultura, invidiata da tutto il mondo. Il piano di gestione richiesto dall’Unesco per il centro storico, approvato nel 2011, purtroppo non ha avuto seguito. Stiamo invitando il Comune a fare la sua parte, perché il centro storico di Napoli ha bisogno di cure e attenzioni costanti».
Qual è l’impatto dei cambiamenti climatici sul patrimonio culturale materiale? Quali misure si intendono adottare al riguardo?
«Il patrimonio culturale italiano sta sperimentando i danni dovuti al cambiamento climatico. Fondamentale è la prevenzione dei rischi e la manutenzione programmata dei beni. Trovo tuttavia paradossale che chi protesti vada a danneggiare proprio i beni culturali con attacchi che comportano spese di ripristino se non addirittura danni permanenti. Per questo a breve sarà legge dello Stato la norma che farà pagare i costi di restauro dei beni danneggiati, un segnale forte per ribadire che, chi distrugge, deve pagare di tasca propria».
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