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28 Novembre 2023 - 09:21
Falsi avvocati, finti carabinieri. Forcella era la base, Roma la destinazione. Da fine 2021 i truffatori trasfertisti mietevano vittime su vittime, tutte anziane, fino a quando la pacchia è finita . Così, da ieri si trovano dietro le sbarre in 11, tra cui due donne, per una serie di reati a partire dall’associazione per delinquere semplice. Tra loro i capi e promotori del gruppo, con Nunzio Maranta in prima fila, e Luigi Giuliano, figlio di Gugliemo “o’ stuorto” nonché nipote diretto dello storico boss pentito Luigi detto “Lovegino”. La polizia di Stato e la polizia municipale hanno accertato ben 68 episodi delittuosi, ferma restando per tutti gli indagati la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva. Ognuno aveva un ruolo preciso nell’organizzazione, chiarito in ogni dettaglio. Le indagini sono state condotte dai poliziotti della squadra mobile di Roma con i colleghi del commissariato Viminale e dagli agenti del II gruppo Parioli della polziia locale capitolina, con la collaborazione degli investigatori della sezione “Antirapina” della Mobile della questura di Napoli di Napoli (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore aggiunto Antonio Serpico) e del personale dell’Unità investigativa della Municipale partenopea (capitano Massimo Giobbe). I reati ipotizzati a seconda delle varie posizioni, oltre all’associazione, sono truffa aggravata ai danni di persone anziane, furto, utilizzo fraudolento di carte di credito, sostituzione di persona e porto illegale di più armi da fuoco tra cui fucili e pistole. Le indagini sono scaturite da una serie di denunzie di truffe consumate nella capitale nel dicembre 2021 fino al settembre 2022, perpetrate sempre con lo stesso stratagemma. I truffatori si presentavano alla vittima come avvocato o appartenente all’Arma dei Carabinieri, prospettando un imminente pericolo o grave danno per un familiare se l’anziano non avesse versato soldi o l’equivalente in gioielli necessari per evitare l’arresto. E’ stato così possibile ricostruire i numerosi reati commessi dai componenti della strutturata associazione, che operava su tutto il territorio nazionale ma soprattutto a Roma. La base si trovava nel centro storico di Napoli, dove era collocato il “centralino” da cui partivano le telefonate e dove confluivano i proventi dei delitti. Sul posto invece si recavano gli esecutori materiali delle truffe, che rimanevano in costante contatto con i complici, da cui ricevevano ordini e direttive. Nel corso delle indagini in cui sono stati svolti numerosi servizi di osservazione nelle città di Napoli e di Roma, a riscontro di quanto emerso, si è evidenziato come altri associati, di supporto ai “riscossori” e ai “telefonisti”, al fine di far apparire più veritiero il cosid
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