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30 Novembre 2023 - 08:50
NAPOLI. La Cassazione sconfessa la linea della Dda e per il “padrino” della mala di Soccavo scatta la scarcerazione dopo quasi trent’anni - inframmezzati nel 2019 da una clamorosa evasione - trascorsi dietro le sbarre. Daniele Scognamillo, 48enne elemento di spicco del clan Grimaldi-Scognamillo, torna a piede libero in seguito all’ultimo pronunciamento della Suprema Corte, che martedì sera ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura di Napoli contro il precedente verdetto del Riesame, che già a luglio scorso aveva respinto la richiesta di arresto per quattordici presunti affiliati alla cosca di Soccavo, tra cui il ras Scognamillo e il figlio Francesco Scognamillo, entrambi accusati di associazione mafiosa insieme a Rosario Scognamillo, Pasquale Liccardi, Margherita Poziello, Giuseppe Lanzetta, Mario Russo, Giovanni Gasparotti, Antonio Grimaldi e Luigi Martire. A spuntarla sono state le argomentazioni dai legali del ras Scognamillo, gli avvocati Giuseppe Perfetto e Nicola Pomponio, con il primo che assiste anche il rampollo Francesco, Annamaria Ricciardiello, Mario Alfonso Schettino e Immacolata Scognamillo. La difesa aveva infatti rilevato l’inammissibilità del ricorso del pm per questioni tecniche, tanto che già i giudici della Libertà, ritenendo che non ci fossero i presupposti per far scattare gli arresti, avevano respinto l’appello della Procura. Nel caso di Daniele e Francesco Scognamillo, ritenuti i registi della riorganizzazione del clan, l’avvocato Perfetto ha dimostrato che la ricostituzione della cosca non sarebbe mai avvenuta: un mese non sarebbe stato infatti sufficiente a rimettere in sesto un’organizzazione decimata dagli arresti, tant’è che dopo la cattura dei due Scognamillo gli inquirenti non avrebbero registrato ulteriori summit nella zona di Soccavo. La Dda era però di tutt’altro avviso, tanto da chiedere la custodia in carcere per Giovanni Gasparotti, Antonio Grimaldi, Giuseppe Lanzetta, Pasquale Liccardi, Luigi Martire, Margherita Poziello, Mario Russo, Daniele Scognamillo, Francesco Scognamillo e Rosario Scognamillo; e gli arresti domiciliari per Annamaria Ricciardiello, Giuseppina Ricciardiello, Mario Alfonso Schettino e Immacolata Scognamillo. Stando all’ipotesi accusatoria, i reduci del clan Grimaldi-Scognamillo, grazie al nuovo patto con il ras di Bagnoli Massimiliano Esposito, erano pronti a reprimere i gruppi criminali rivali attivi al rione Traiano, in particolare i Puccinelli-Petrone capeggiati da Salvatore Puccinelli e Salvatore Petrone, il gruppo Vigilia guidato da Alfredo Vigilia, il gruppo Sorianiello di Alfredo Sorianiello e Simone Sorianiello e la paranza diretta da Giuseppe Mazzaccaro, storico esponente della “99” e uomo di punta del clan Sorianiello. Agli indagati veniva poi contestato a vario titolo il possesso di armi da fuoco e di segni distintivi e contrassegni in uso ai corpi di polizia: tutto il necessario per compiere una serie di agguati e conquistare il controllo degli affari criminali. L’inchiesta è ora al capolinea.
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