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08 Dicembre 2023 - 07:30
NAPOLI. Un’indagine nell’indagine. Così si può definire la guerra lampo tra il gruppo Strazzullo e i Cirella, il 4 luglio scorso in un arco temporale di poche ore, ricostruita dalla polizia e dalla Dda nell’inchiesta culminata negli arresti dei componenti del gruppo della Torretta capeggiato da “’o Chicco”. La frizione sarebbe stata originata da vecchi contrasti per una giovane donna contesa, prima fidanzata con il cugino di un ras dei Cirella e poi con un affiliato agli Strazzullo. Una lite in strada riaccese gli animi e la risposta a un’azione plateale , ma non penalmente rilevante, fu una “stesa” in via Camillo Cucca. Tutto ripreso da una delle 6 telecamere che strategicamente gli investigatori della Squadra mobile della questura avevano piazzato nel cuore della Torretta. Una mossa decisiva per sgominare il clan egemone nella zona, collegato all’Alleanza di Secondigliano e in particolare ai Licciardi. Per il raid armato sotto casa dei Cirella sono indagati Giovanni Strazzullo, Mariano Cangiano, Gennaro Ruggiero, Armando Mastroianni ed Emanuele Mastroianni (da ritenere innocenti fino a eventuale condanna definitiva), arrestati l’11 settembre scorso a seconda delle vari posizioni per camorra, estorsione, porto, e detenzione di armi da fuoco. Successivamente per Emanuele Mastroianni è caduta l’aggravante mafiosa. Le indagini sono state condotte dai poliziotti della sezione “Omicidi” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vicequestore Luigi Vissicchio), che hanno ricostruito con precisione la giornata dello scontro tra Silvio Cirella (non indagato) e il gruppo Strazzullo. Una frizione pregressa che riguarda in particolare i Cirella e i Mastroianni, originata da vicende sentimentali. Infatti gli investigatori hanno saputo che il 4 luglio c’era stato un forte litigio in strada tra Silvio Cirella e Gennaro Ruggiero, da ricondurre secondo la polizia al ritorno a Napoli di Vincenzo Cirella, cugino di Silvio. Un ritorno non gradito dai Mastroianni e da Ruggiero. La reazione di Silvio Cirella non si fece attendere. Nel pomeriggio uscì in sella a uno scooter, ripreso dalla telecamera, da uno stabile di via Camillo Cucca e dopo aver fatto un tratto di strada inveì sotto l’abitazione della famiglia Mastroianni scaraventando platealmente contro la porta d’ingresso di un appartamento un casco da motociclista. Immediatamente si mise in moto il gruppo Strazzullo e la risposta si concretizzò in una “stesa” intimidatoria rivolta ai Cirella, sempre in via Camillo Cucca. Quattro colpi d’arma da fuoco esplosi, secondo la ricostruzione dell’accusa, con un revolver: infatti i carabinieri, intervenuti in seguito a una segnalazione anonima al 112, non trovarono nessun bossolo. L’inchiesta sul clan Strazzullo, come già riportato quando scattarono i fermi poi convalidati, ha evidenziato il clima di terrore in zona creato da “’o Chicco” (figlio dello storico ras Enrico detto “Peperone”) e soci.
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