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Il boss Di Lauro non è pazzo: a processo per il delitto Nardi

Il boss Di Lauro non è pazzo: a processo per il delitto Nardi

Una nuova tegola si abbatte sulla testa del boss Marco Di Lauro. I giudici della Prima sezione della Corte d’assise di Napoli, respingendo le istanze della difesa, hanno ritenuto che il ras “F4” è capace di intendere e di volere e, di conseguenza, in grado di sostenere il giudizio. Il capoclan secondiglianese andrà dunque sotto processo per l’omicidio di Eugenio Nardi, esponente del clan Sacco-Bocchetti ammazzato a colpi di pistola il 4 gennaio del 2008. Una decisione che va a inserirsi nel pieno solco di quella che a fine novembre aveva già adottato la Quarta sezione della Corte d’assise d’appello, la quale ha stabilito che Marco Di Lauro può essere giudicato per l’omicidio di Salvatore De Magistris, ucciso per una vendetta trasversale finalizzata a colpire il ras scissionista, all’epoca non ancora pentito, Biagio Esposito. La vicenda che vede protagonista Di Lauro junior era stata riportata dal nostro giornale a luglio scorso. Da mesi il 43enne ras vivrebbe infatti in una condizione di isolamento assoluto. Una bolla da cui ha escluso tutti e tutto: l’adorata madre, la compagna Cira che da oltre un anno si presenta invano ai colloqui e persino i processi che lo vedono al banco degli imputati con accuse pesantissime da cui avrebbe tutto l’interesse a difendersi. Marco Di Lauro, il boss che per 14 anni ha tenuto le redini di una delle cosche più potenti di Napoli vivendo come un fantasma, oggi sarebbe un uomo irriconoscibile. Una condizione psichiatrica preoccupante, allo stato non meglio approfondita, che nei mesi scorsi aveva spinto la Terza sezione della Corte di assise di appello di Napoli a disporre, in accoglimento all’istanza dell’avvocato Gennaro Pecoraro, una perizia psichiatrica per il quartogenito di Paolo Di Lauro. Dalla primavera del 2019, anno in cui è stato arrestato, Marco Di Lauro si trova ristretto al 41-bis nel carcere di Sassari. La sua detenzione è stata però tutt’altro che “lineare”. Per motivi di salute ha subito due brevi trasferimenti negli appositi reparti delle carceri di Torino e Cagliari. Col passare del tempo il quadro non è però migliorato, anzi. Il tutto era stato messo nero su bianco nella relazione comportamentale redatta il 6 maggio dalla direzione della casa circondariale di Sassari su richiesta del tribunale di Napoli: «Allo stato attuale Di Lauro rifiuta qualsiasi terapia e colloquio con tutti gli operatori e anche con i familiari, compresa la madre... Continua ad alimentarsi parzialmente. Passa molto del suo tempo a letto, guarda la televisione e utilizza un fazzoletto per coprirsi la faccia». Anche la Prima sezione della Corte d’assise di Napoli ha però ritenuto Marco Di Lauro capace di intendere e di volere e pertanto adesso, amesso che decida di farlo, dovrà difendersi dall’accusa di aver concorso all’omicidio di Eugenio Nardi, ucciso in quanto sospettato di aver fatto parte del commando che provò a uccidere il dilauriano Daniele Tarantino. Per lo stesso delitto sono sotto inchiesta Raffaele Musolino, Pasquale Spinelli, Nunzio Talotti e Gennaro Vizzaccaro.

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