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18 Dicembre 2023 - 07:30
NAPOLI. Macelleria messicana a Barra, la Procura non fa sconti e chiede la pena massima per il boss scissionista Mariano Riccio e i due coimputati accusati, insieme a lui, di aver concorso nell’omicidio di Ciro Abrunzo e Franco Gaiola, morti ammazzati nel pieno della terza faida di Scampia. Con la requisitoria del sostituto procuratore Maurizio De Marco entra dunque nella fase clou il processo di primo grado che si sta celebrando davanti alla Terza sezione della Corte d’assise di Napoli. La Procura, sulla scorta di un quadro indiziario rivelatosi fin qui granitico, ha invocato la condanna all’ergastolo sia per Riccio, esponente di spicco del clan AmatoPagano, che per Francesco Paolo Russo e Franco Bottino. Ciro Abrunzo “’o cinese” era uno dei profili emergenti del cartello malavitoso Abete-Abbinante-Notturno-Aprea, gli scissionisti dagli Amato-Pagano nella terza faida di Secondigliano e Scampia, ma abitava a Barra e non era facile organizzare un agguato lontano dal proprio territorio. Così l’allora giovanissimo ras Mario Riccio detto “Mariano”, genero del boss Cesare Pagano, ebbe un’idea - in un certo senso - geniale: i killer si sarebbero travestiti da spazzini, cioè da operatori dell’Asìa e così non sarebbero stati notati da eventuali sentinelle o guardaspalle dell’obiettivo. Il 21 giugno 2012 l’omicidio fu compiuto secondo i piani e ci andò di mezzo anche Franco Gaiola detto “’o fachiro”, amico del bersaglio designato ma estraneo alla guerra di camorra all’epoca in corso. I due stavano parlando in corso Sirena quando una raffica di proiettili si abbatté su di loro. A distanza di 10 anni la giustizia, lenta ma inesorabile, ha fatto il suo corso e a ottobre 2022 in quattro hanno ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare per duplice omicidio: Mariano Riccio, CAMORRATerza faida di Scampia, il ras degli Amato-Pagano e soci rischiano grosso Omicidio vestiti da spazzini, Scissionisti verso la mazzata come mandante; Francesco Paolo Russo detto “Cicciariello”, Franco Bottino “Mustafà” e Sabato Palumbo, 68enne, unico libero tra gli indagati. A risolvere il caso, sotto il coordinamento della Dda di Napoli, sono stati i poliziotti della Squadra mobile di Napoli. All’inchiesta hanno contribuito 11 pentiti, alle cui dichiarazioni sono seguiti i riscontri degli investigatori sulla base di accertamenti vecchi e nuovi. Ciro Abrunzo e Franco Gaiola furono feriti mortalmente con ben 15 colpi d’arma da fuoco, il 21 giugno 2012, a Napoli in corso Sirena. Travestiti da operai, i due presunti esecutori materiali, cioè Russo e Bottino, con il terzo del commando a poca distanza, arrivarono in auto da Secondigliano con un finto pulmino dell’Asìa. Si focalizzarono soprattutto sul “cinese”, 28enne incensurato ma componente di primo piano del gruppo degli Abete-Abbinante, ma non lasciarono vivo il testimone: il 58enne Gaiola. Gli assassini giunsero a volto scoperto e con le casacche dell’Asìa. Scesero dal furgoncino e aprirono il fuoco soprattutto contro il 28enne: la polizia lo capì dal fatto che il suo corpo era crivellato dai colpi, mentre solo due proiettili avevano centrato “’o fachiro”. Riccio e Carmine Cerrato (pentito) sarebbero stati invece i mandanti del raid.
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