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20 Dicembre 2023 - 07:47
AFRAGOLA. Manette per boss e gregari padroni delle Salicelle, da oltre 3 anni in guerra per il predominio di Afragola e dintorni. Ventisette le misure cautelari eseguite all’alba di ieri da carabinieri e polizia - uno degli arrestati è stato rintracciato dalla Squadra Mobile ad Arezzo - più un irreperibile, Antonio Martinucci. Ricostruito, sulla scorta di un’attività infoinvestigativa abbastanza dettagliata, quanto è successo nel corso degli ultimi 5 anni, tra i cartelli criminali Bizzarro/Barbato, Sasso e Parziale, quest’ultimi articolazioni dei due cartelli criminali storici che fin dal 2014 hanno tentato il salto di qualità prendendo il controllo del Rione Salicelle. Notificata in carcere a Nicola Luongo, meglio noto con il soprannome di “Nicola o killer”, pro-console dei Moccia per diverso tempo all’interno del mega rione popolare, che nonostante la sua detenzione riusciva a tenere sistematici contatti - con i cellulari - con l’esterno, dando ordini ed indicazioni alle sue “truppe”. Con l’arresto di questi personaggi ritenuti appartenenti al Cartello emergente, è certo che ora si scatenerà una nuova guerra per il controllo del territorio. Nonostante la presenza dello Stato, che non ha giammai abbandonato il territorio, all’interno del rione Salicelle, divenuto nel frattempo una succursale del Parco Verde di Caivano, il business dello spaccio di ogni tipo di sostanza stupefacente è diventato il vero core-business del malaffare cittadino. In manette anche il gruppo dei cosiddetti “emergenti”, che hanno provato a raccogliere lo scettro del comando e l’eredità dello storico clan Moccia, oramai falcidiato da arresti e pentiti, che hanno distrutto, nel giro di pochi anni, quello che era stato costruito in quasi tre anni di camorra. Il gruppo degli emergenti vedeva contrapposti da un lato Vittorio Parziale (figliastro di Nicola Luongo) e Giuseppe Sasso, meglio noto con il soprannome di “’o ninnillo”, ex gregario del gruppo Bizzarro/ Barbato, ed ex alleato di Vittorio Parziale, alias “’o biond” e “nino d’angelo”. In cella anche Adriano Laezza, detto “’o mamozio”, e i fratelli Vincenzo e Giovanni De Pompeis, soprannominati rispettivamente “’a lupara” e “tre palle” (ma anche “’o luong”). L’elenco prosegue con “lucchetto”, al secolo Luca D’Auria, quindi Pietro De Filippis “’o folletto”. Era conosciuto come “boccettone” Carlo Castellacci. Entrambi i cartelli criminali erano accomunati dalle stesse finalità: spaccio, estorsioni e rapine. L’indagine, partita nel 2018 è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di N apoli ed affidata ai carabinieri del Nucleo investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna ed alla Squadra Mobile della questura di Napoli. L’ordinanza, che porta la firma del Giudice delle indagini preliminari Carla Sarno, è stata articolata in modo che non potesse essere “smantellata” dinanzi ai giudici del tribunale del riesame. I 27 destinatari (per i quali comunque ed in ogni modo vale la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva passata in giudicato) sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina e detenzione e porto illegali di armi da guerra e comuni da sparo. Secondo gli investigatori i due cartelli emergenti, i Sasso-Parziale, ritenuti un’articolazione del clan Moccia, dopo una pax-camorristica durata poco meno di qualche anno, nel 2020, si sarebbero scontrati a colpi di mitra per prendere il controllo di ogni attività criminale, riuscendo in qualche modo ad imporre il pizzo a commercianti ed imprenditori della zona, toccando anche Casoria e dintorni. Nel corso degli anni, sono stati diverse le operazioni di polizia che sono state portate a segno in questo spicchio di territorio che per anni è stata terra di nessuno, dove i Moccia - coadiuvati dai loro colonnelli e con la complicità di un infinità di colletti bianchi, - hanno fatto quello che volevano, senza preoccuparsi di nulla e di nessuno. Tornando all’indagine, sono state ricostruite anche le presunte modalità operative del gruppo malavitoso nella gestione delle attività illecite nelle aree di Afragola e Casoria, attraverso il compimento di azioni violente, anche attraverso le famigerate stese. Recentemente altri imprenditori di quella zona del Napoletano hanno sporto denuncia riguardo a richieste estorsive subite tra febbraio e marzo 2023 e la polizia giudiziaria ha presentato una integrazione agli inquirenti della Dda di Napoli. Il gruppo camorristico era organizzato in batterie che avevano compito specifici (droga, rapine, estorsioni). Le attività illecite passate al setaccio riguardano il periodo tra ottobre 2018 e la fine di settembre 2022 e, complessivamente, sono 38 gli indagati. «Sono state preziose, nella fase investigativa, le immagini registrate dall'impianto di videosorveglianza del progetto “Afragola Città Intelligente”. Questo è un ulteriore risultato tangibile del nostro impegno per garantire la sicurezza e la tranquillità ai cittadini di Afragola. Continueremo a collaborare con le forze dell’ordine e ad utilizzare le risorse tecnologiche a disposizione per contrastare la criminalità e rendere Afragola una città sempre più sicura». Così il primo cittadino Antonio Pannone.
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