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21 Dicembre 2023 - 07:30
NAPOLI. Il processo di primo grado chiamato a fare luce sulle responsabilità in ordine alla sanguinosa “faida del Principino” entra nella fase clou e il gotha della camorra di Scampia e Secondigliano rischia una nuova stangata giudiziaria. Lo sa bene l’indiscusso capoclan Paolo Di Lauro, per il quale ieri mattina la Procura ha chiesto la pena dell’ergastolo. Ma pene di assoluta consistenza sono state invocate anche per gli altri ras, come Guido e Raffaele Abbinante, per i quali il pm ha chiesto 27 anni di carcere a testa. Gli imputati sono a vario titolo accusati di una mattanza che conta, secondo la ricostruzione degli inquirenti, ben dieci omicidi. Nell’udienza celebrata ieri mattina - il processo di sta celebrando con la formula del rito abbreviato - non sono mancati alcuni importanti colpi di scena: Giuseppe Lo Russo, Gennaro Trambarulo e Rito Calzone hanno infatti deciso di ammettere le proprie responsabilità. Diametralmente opposta la linea processuale di “Ciruzzo ’o milionario”, Raffaele Abbinante, Guido Abbinante e Raffaele Perfetto, che hanno invece deciso di non confessare alcunché. Il pubblico ministero, dal canto proprio, ha chiesto le seguenti pene: Guido Abbinante, 27 anni di carcere; Raffaele Abbinante, 27 anni; Rito Calzone, 20 anni; Paolo Di Lauro, ergastolo; Antonio Leonardi (pentito), 14 anni; Giuseppe Lo Russo, 23 anni; Maurizio Prestieri (pentito), 11 anni; Ettore Sabatino (pentito), 16 anni; Gennaro Trambarulo, 22 anni. Il processo dovrebbe concludersi a inizio anno: la sentenza del gup è infatti attesa per fine gennaio. La scia di sangue passata alla storia come la “faida del Principino” inizia a metà anni ’90 in seguito al delitto di Vincenzo Esposito, alias “il principino”, rampollo dei Licciardi assassinato dopo una rissa in discoteca con alcuni affiliati al clan Di Lauro, all’epoca ancora un tutt’uno con gli Amato-Pagano, e strettamente alleato con i Lo Russo di Miano. Antonio Prestieri è indagato per il tentato omicidio di Carmine Brancaccio, avvenuto alla Masseria Cardone il 17 marzo 1997, dopo la rissa in discoteca tra un gruppo dei Licciardi guidati da Esposito “il Principino” e alcuni giovani dei Di Lauro, tra cui Gennaro Romano. Paolo Di Lauro, Antonio Leonardi e Gennaro Russo devono rispondere dell’omicidio di Pasquale Benderi “Peugeot”, affiliato ai Di Lauro, assassinato a Melito il 25 marzo 1997 in quanto sospettato di essere un confidente della polizia. Di Lauro, Sabatino e Raffaele Amato (poi stralciato) sono indagati per l’omicidio di Ciro Cianciulli, che voleva passare coi Licciardi, ucciso il 3 aprile 1997. Di Lauro, Lo Russo, Leo nardi, Maurizio Prestieri e Trambarulo sono indagati per gli omicidi di Francesco Fusco e Armando Esposito: era la risposta all’omicidio del “Principino”, avvenuta il 7 aprile 1997. Gli altri delitti contestati sono quelli di Eduardo Cianciulli, Giuseppe Balestrieri, Gennaro Romano, Raffaele Ruggiero e il tentato omicidio di Antonio Ruggiero “Tonino sette botte”, Renato Tramontano e Umberto Zovasco il “polacco”.
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