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28 Dicembre 2023 - 07:30
NAPOLI. Ci si avvicina inesorabilmente al 17 gennaio, giorno in cui si celebra la festa di Sant’Antonio con i tradizionali “fuocarazzi”. Così aumentano vertiginosamente gli episodi di furti di legname e di alberi. L’ultimo è avvenuto a Ponticelli nel parco De Simone. L’episodio è stato denunciato dalla giornalista Luciana Esposito dopo aver visionato una storia di Instagram di quelli che sarebbero i protagonisti della scorribanda, presumibilmente giovani affiliati di un clan locale: Il filmato, della durata di pochi secondi, è inequivocabile e ritrae un ragazzino alle prese con il grosso ramo di un albero appena tagliato, mentre lo trasporta via, probabilmente in vista dell’appuntamento con i fuochi di Sant’Antonio, in programma il 17 gennaio. «La tradizione vuole che le paranze avversarie di giovanissimi dei rioni e dei quartieri di Napoli e provincia si sfidino in questa particolare performance, dove a primeggiare è il gruppo in grado di allestire il fuoco più imponente». Per molti si tratta di un primordiale principio di affiliazione che introduce la rivalità tra fazioni avversarie: la storia insegna infatti che proprio le gesta legate ai fuochi di Sant’Antonio rappresentano la prima “palestra” per i giovani intenzionati a farsi i muscoli e ad affermarsi nel contesto camorristico. Non solo perchè per allestire l’imponente “fuocarazzo” è necessario reperire un grosso quantitativo di legna, ma anche perchè nella maggior parte dei casi equivale a rubare gli alberi di Natale, soprattutto quelli allestiti negli androni dei palazzi o razziare degli alberi all’interno di un parco pubblico. Analogamente, non di rado, le schermaglie tra le fazioni opposte prevedono anche che un gruppo saccheggi “il bottino” dei rivali, derubandoli del legno messo da parte». «La denuncia di Luciana Esposito, da sempre in prima linea contro la cultura camorristica che affligge Napoli Est, collima con il nostro pensiero» commenta il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli- «Sono anni che denunciamo il fenomeno del cippo, non più tradizione folkloristica ma vera scuola criminale, e dei furti legati ad esso. Le paranze delle baby-gang si sfidano a suon di scorribande e di falò, una preparazione per quando, da adulti, dovranno dar lustro al loro clan di appartenenza. Per questo il fenomeno va fermato ad ogni costo: non sono furtarelli e bravate da ragazzini, è un allarme sociale, è il ‘gioco’ dei piccoli criminali in erba, il modo in cui clan si impossessano delle menti dei giovanissimi».
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