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Alta tensione a Napoli Est, fuori il fedelissimo del boss

Alta tensione a Napoli Est, fuori il fedelissimo del boss

Le accuse non convincono, il Riesame scarcera il ras Giovanni Tubelli

NAPOLI. Accuse contraddittorie e indizi di colpevolezza carenti, il fedelissimo del ras lascia il carcere e torna completamente a piede libero dopo quasi un mese trascorso dietro le sbarre. Giovanni Raimondo Tubelli, 30enne presunto esponente del gruppo D’Ambrosio, costola del temibile clan De Luca Bossa di Ponticelli, è stato infatti “graziato” dal tribunale del Riesame. I giudici della Decima sezione hanno infatti accolto in pieno le argomentazioni difensive del legale di Tubelli, l’avvocato Carlo Ercolino, disponendo l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare emessa a carico del presunto affiliato. Sulla testa di Tubelli, braccio destro del boss del Vesuviano Roberto D’Ambrosio, pendevano in particolare alcune intercettazioni telefoniche e le dichiarazioni del pentito Rosario Rolletta “’o friariello”. La difesa, con una memoria di 40 pagine, ha però fatto emergere la contraddittorietà del quadro indiziario e per Tubelli, accusato di racket e associazione mafiosa, si sono così riaperte le porte del carcere. La retata era scattata a fine novembre, colpendo due clan attivi nella zona vesuviana interna, l’uno articolazione dei Mazzarella di San Giovanni a Teduccio e l’altro dei De Luca Bossa-Minichini di Ponticelli. Tre anni d’indagini di polizia e carabinieri, coordinate dalla Dda, hanno scoperchiato la pentola del malaffare all’ombra del Vesuvio e così sono emersi gravi reati a seconda delle varie posizioni: associazione per delinquere di tipo mafiosa, detenzione e porto di armi, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni ai danni di imprenditori e commercianti tra Ponticelli e alcuni comuni dell’area vesuviana. Gli inquirenti e gli investigatori hanno ricostruito anche due tentati omicidi collegabili alle attività illecite dei rispettivi gruppi. Gli accertamenti hanno consentito di scoprire l’operatività di due distinti gruppi malavitosi: uno facente capo, secondo l’accusa, a Roberto De Bernardo, attivo nei territori di Somma Vesuviana e Sant’Anastasia, che rappresenta un’articolazione territoriale del clan Mazzarella; l’altra con a capo Roberto D’Ambrosio, attiva nei comuni di Cercola e Sant’Anastasia, che è invece un’articolazione del clan De Luca Bossa-Schisa-Minichini, tutt’ora attivo nonostante i numerosissimi arresti incassati negli ultimi anni. Il provvedimento restrittivo che prevedeva il carcere è stato emesso nei confronti di Roberto De Bernardo, Francesco Pellegrino; Enrico Mirra; Luigi Mirra; Rosaria Brandi; Diego Lucenti; Arca Baldassarre; Massimiliano Baldassarre “’ serpe”; Roberto D’Ambrosio; Fiorentino Eduardo Mammoliti; Gerardo Ferdinando Russo; Antonio Sbrescia “’a cattiveria”; Giovanni Raimondo Tubelli (adesso scarcerato dal Riesame); Francesco Sebeto “Zainetto”. I domiciliari erano stati invece concessi a Vincenzo Abete e Valentino D’Ambrosi. La scarcerazione di Tubelli, temono gli inquirenti, potrebbe adesso innescare parecchie fibrillazioni negli ambienti criminali della zona.

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