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Aumenta l’addizionale Irpef per i napoletani

Aumenta l’addizionale Irpef per i napoletani

NAPOLI. Il Consiglio comunale di Napoli ha approvato l'incremento dell'aliquota dell'addizionale comunale all'Irpef dello 0,1% a decorrere dal 1° gennaio 2024. La delibera è stata approvata a maggioranza con l'astensione del consigliere Antonio Bassolino e il voto contrario dei consiglieri Toti Lange e Alessandra Clemente e dei consiglieri dei gruppi di Forza Italia e Gruppo Maresca. L'assessore al bilancio Pier Paolo Baretta, presentando la delibera, ha spiegato che si tratta del «proseguimento della decisione assunta l’anno scorso con il Patto per Napoli. L’aliquota Irpef - ha ricordato - era allo 0,8% e l’impegno era di incrementarla dello 0,1% per il 2023 e dello 0,1% per il 2024, prevedendo fasce di esenzione, ad esempio i redditi fini a 12mila euro, per tutelare le categorie più deboli». Un provvedimento contro il quale si fa sentire l’opposizione di centrodestra. «Ancora una volta le mani nelle tasche dei cittadini. La sinistra napoletana continua con l'aumento delle tasse, dopo il rincaro del 20% della Tari, e l'aumento dello 0.1% dello scorso anno, anche per quest'anno vi sarà un aumento dell'Irpef. Un aumento delle tasse che non corrisponde ad un miglioramento dei servizi in città», dicono i consiglieri comunali Salvatore Guangi e Iris Savastano. L'aula ha bocciato la mozione di FI che chiedeva di spostare al 2025 l'aumento dell'addizionale. «La Giunta Manfredi fa il suo regalo di Natale ai napoletani aumentando l’ addizionale Irpef e la Tari, in cambio di nessun efficientamento della macchina comunale e di un servizio raccolta e spazzamento che continua a essere da quarto mondo, ma ha costi record», aggiungono il capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri ed il coordinatore regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello. «Gli obblighi di risanamento del bilancio comunale imposti dal ‘Patto per Napoli’, che si conferma essere piuttosto il ‘Pacco per Napoli – aggiungono i due esponenti di Forza Italia - vengono scaricati da Manfredi sui contribuenti, considerati la mucca da mungere per il sindaco e la sua Giunta». Per la maggioranza interviene il capogruppo del Pd Gennaro Acampora che spiega: «Stiamo gettando le basi per garantire a chi verrà dopo di noi la possibilità di lavorare in un contesto economico finanziario meno sofferente di quello che abbiamo ereditato. Siamo in una fase in cui servono sacrifici, non dipesi dalla volontà di questa Amministrazione ma da una serie di errori e/o manchevolezze amministrative di chi ci ha preceduto, che hanno sviluppato, nelle nostre casse Comunali, un debito di 5 miliardi, che con i nostri bilanci è già in diminuzione. Con il Patto per Napoli abbiamo scelto di accedere a quei fondi indispensabili per dare finalmente una sferzata economica alla città, iniziando un percorso doveroso di investimenti e risanamento del debito, ma come tutti i finanziamenti, per quanto solo in parte in questo caso, ci spetta la restituzione mediante atti finalizzati a questo obiettivo». Per Nino Simeone (Gruppo misto) «il 2024 deve essere l'anno della svolta altrimenti i cittadini non capiranno questo pur minimo aumento se non ci saranno risposte concrete rispetto alla qualità dei servizi in città e soprattutto riguardo la riorganizzazione efficace delle partecipate», mentre Gennaro Esposito (Manfredi sindaco) ha chiesto un aggiornamento sul contenzioso con i grandi evasori del Comune e sulle transazioni in corso. Nella replica l'assessore Baretta ha definito la misura come «una polizza d'assicurazione sul futuro della città» ed ha affermato che «le osservazioni critiche ricevute vanno tenute in considerazione, ma va ricordato che il Comune è in pre dissesto e in un piano di riequilibrio che lo impegna fino al 2044. Si deve tuttavia pensare - ha aggiunto - a una strategia per affrontare questa complessità, una strada che non sia solo contabile ma che si inserisca in un più ampio piano di crescita della città. L'obiettivo è risparmiare spendendo, tenendo quanto più separati il governo del debito della città e la spesa corrente che, in questo contesto, è necessariamente il risultato della capacità di riscossione dell'ente». Secondo Baretta, «prima si riesce a controllare il debito, prima si potranno investire risorse per migliorare i servizi, tentando di rovesciare lo schema che induce all'evasione e allargando la platea dei contribuenti».

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