Tutte le novità
03 Gennaio 2024 - 07:30
NAPOLI. Termini scaduti e il boss del clan Mallardo passa in un colpo solo dal 41-bis alla totale libertà. L’anno comincia con una notizia a dir poco inattesa per Patrizio Picardi “’o nasone”, elemento di spicco dell’Alleanza di Secondigliano attualmente sotto processo per estorsione, che ieri mattina ha lasciato il carcere di Parma per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il colpo di scena è maturato in seguito alla recente decisione della Corte di Cassazione, che a settembre scorso, sposando in pieno la linea della difesa rappresentata dagli avvocati Leopoldo Perone e Melania Maisto, aveva annullato la condanna a sei anni, disponendo la celebrazione di un nuovo processo di appello. Il tempo, implacabile, ha fatto il proprio corso e, ancora prima che il nuovo giudizio fosse definito, ecco che per il presunto re del racket si sono riaperte le porte del carcere. Quello di Patrizio Picardi, 58enne noto a malanapoli con l’alias di “’o nasone”, è uno dei volti più noti della mala giuglianese. Sarebbe stato lui, alcuni anni fa, ad affidare la reggenza del clan Mallardo a Salvatore D’Alterio, da quel momento deputato alla gestione del pizzo nell’hinterland flegreo. In tempi più recenti Picardi è poi nuovamente finito sotto i riflettori della Procura, sempre per una vicenda estorsiva. Sotto torchio era finita in quel caso una caffetteria di Giugliano in Campania. Secondo gli inquirenti, attraverso l’analisi delle intercettazioni, “Patriziello” avrebbe dato il via libera a una richiesta di pizzo perpetrata da Giuseppe Tolomelli e Salvatore Merolla, elementi si punta del clan Contini. Lo sconfinamento della cosca del Vasto-Arenaccia avrebbe dovuto ottenere il placet del gruppo egemone, che venne dato proprio da Picardi. Come confermato da un dialogo tra i due. «Ma in questo bar, già sei è andato qualche volta?», chiede Tolomelli. «Sì», lo rassicura Merolla. «Non è che adesso andiamo noi e questo chiama le guardie?», domanda ancora Tolomelli. Ma Merolla dice al suo sodale di non preoccuparsi: «No, ma quando mai». Il piano prevede di raggiungere la caffetteria, presentarsi a nome del «compare Patrizio (Picardi, ndr)» e prendere i cinquemila euro richiesti. Qualcosa non va come previsto e al rifiuto del commerciante i due sono costretti ad andarsene. Ma Giuseppe Tolomelli incarica il fratello Carmine di recarsi al bar alle 17 dello stesso giorno per recuperare lui il denaro. «Lo abbiamo preso in malo modo, adesso (si riferisce al gestore del bar, ndr)... Patrizio (Picardi) è venuto venerdì e ha detto: andate là e pigliatevi i soldi. Vai, che vediamo di prenderci questi 5mila euro efacciamo mille euro ciascuno», diceva Giuseppe Tolomelli al fratello Carmine. Proprio in riferimento a questo episodio, nel febbraio 2020, era stata rigettato dalla Cassazione il ricorso contro la detenzione in carcere fatto dai legali di Picardi. Il quadro indiziario si è però incrinato in questi ultimi tre anni, tant’è che l’estate scorsa la Suprema Corte aveva stabilito l’annullamento con rinvio della condanna a sei anni di carcere.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo