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Rapina nel sangue, accuse flop per il bandito

Rapina nel sangue, accuse flop per il bandito

NAPOLI. Rapina con sparatoria nella gioielleria di Pozzuoli, assolto il presunto bandito. Giovanni Abbate (nel riquadro), 39enne napoletano residente a Giugliano, attualmente detenuto nel carcere di Aversa per un’altra causa, era imputato per aver commesso una violenta rapina ai danni della gioielleria “Tommy Oro” di Pozzuoli. Con due complici minorenni, sarebbe entrato nella gioielleria, aveva fatto sdraiare a terra il proprietario e svuotato le casseforti di ogni gioiello presente. Davanti alla reazione del proprietario, gli spararono alle gambe cagionando lesioni superiori ai 30 giorni di prognosi. A seguito di processo dibattimentale, il tribunale collegiale di Napoli, I sezione collegio B, accogliendo le argomentazioni difensive degli avvocati difensori Luigi Poziello e Camillo Gurgo, ha assolto Giovanni Abbate con formula piena, per non aver commesso il fatto. Eppure l’accusa di cui l’imputato doveva rispondere era di assoluta consistenza. L’episodio era avvenuto alle 18 circa all’interno del centro commerciale “San Domenico” ad Arco Felice. La vittima, Tommaso Donnarumma, detto “Tommy Watch”, titolare del negozio “Tommy Oro”, era stato colpito alla gamba sinistra da due proiettili dopo aver reagito a un tentativo di rapina. Ferito, il 43enne aveva anche tentato di inseguire i malviventi prima di perdere conoscenza. Soccorso, è stato poi trasportato presso il vicino ospedale Santa Maria delle Grazie. Il colpo era stato messo a segno da tre rapinatori che in un primo momento erano riusciti a scappare con una busta contenente diamanti e gioielli. Fuori ad attenderli, con ogni probabilità, c’era un complice a bordo di un’auto all’interno del parcheggio del centro commerciale. Sul caso hanno indagato gli agenti del commissariato di Pozzuoli. Tutta la sequenza del raid sarebbe stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza della galleria. I due malviventi avevano agito a volto scoperto e stando ad alcuni testimoni si sarebbe trattato di giovani intorno alla ventina di anni. Il gioielliere ferito, nel 2010 fu destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare durante l’operazione “Penelope” che portò in carcere 84 persone ritenute affiliate al clan Longobardi-Beneduce. Irreperibile la notte del blitz del 24 giugno, fu poi fermato il 2 luglio alla stazione di piazza Garibaldi per poi essere scarcerato qualche giorno dopo dal Tribunale del Riesame perchè ritenuto “estraneo ai fatti”. L’uomo ha raccontato agli inquirenti che lo hanno interrogato in ospedale di essere stato vittima di una rapina. Tornando invece alla posizione processuale di Giovanni Abbate, le accuse spiccate contro di lui non hanno fatto molta strada. Il tribunale collegiale di Napoli, I sezione collegio B, accogliendo in pieno le argomentazioni difensive degli avvocati difensori Luigi Poziello e Camillo Gurgo, ha assolto il presunto rapinatore con formula piena, per non aver commesso il fatto. Il riconoscimento di Abbate si è infatti rivelato completamente errato, da qui all’assoluzione il passo è stato breve.

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