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Insulti al pentito, Esposito junior nella bufera

Insulti al pentito, Esposito junior nella bufera

NAPOLI. Sembra proprio che il rampollo della mala di Bagnoli non abbia alcuna intenzione di mettere la testa a posto. Massimiliano Giuseppe Esposito Junior, figlio del ras di Bagnoli Massimiliano Esposito “’o scognato”, avrebbe infatti festeggiato il capodanno in carcere, postando alcuni video sui social (nella foto). A corredo delle immagini sono state inoltre inserite alcune frasi ingiuriose rivolte al collaboratore di giustizia Yuseff Aboumouslim, ex ras del clan Esposito: «Alla faccia tua, noi la famiglia la onoriamo finché non moriamo». Parole di fuoco, sulle quali potrebbe presto essere aperta una nuova inchiesta giudiziaria. Appena il mese scorso la detenzione “allegra” era costato caro al rampollo della mala di Bagnoli. Massimiliano Giuseppe Junior Esposito, figlio del capoclan “’o scognato”, trasferito dal carcere di Poggioreale alla casa circondariale di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Il provvedimento dell’amministrazione penitenziaria si è reso necessario per motivi di sicurezza, dopo che, a fine ottobre, il barbasi flegreo si era reso protagonista di alcune dirette social: un episodio tra l’altro non isolato. Massimiliano Esposito Junior era in galera a Poggioreale da quando lo scorso aprile fu arrestato dopo un inseguimento con la polizia a bordo di un’auto risultata rubata. È stato accusato di ricettazione e anche denunciato per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale, porto di oggetti atti ad offendere e guida senza patente e gli sono state contestate tre violazioni al Codice della Strada per la velocità, mancato uso delle cinture di sicurezza e invasione di corsia. Finito in carcere, il giovanissimo aspirante ras ha però continuato a comportarsi come se fosse ancora libero, potendo ancora comunicare con il mondo esterno attraverso i social e lo smartphone. Diversi utenti avevano, infatti, segnalato, una diretta su Instagram di Esposito Junior al deputato al deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, il quale aveva subito stigmatizzato l’accaduto: «Abbiamo segnalato la vicenda al direttore del carcere e alla polizia penitenziaria richiedendo seri provvedimenti. Questo soggetto è da ritenersi pericoloso».

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