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Furia babygang, accuse flop

Furia babygang, accuse flop

Movida di sangue al Vomero: assolti i “rampolli” Salvatore Varriale e Vincenzo Rossi

NAPOLI. Una lite furibonda, finita nel peggiore dei modi, cioè nel sangue, e scaturita da un motivo a dir poco assurdo: le vittime designate non provenivano dal Vomero e si rifiutavano di farsi “identificare”. Era il 9 dicembre del 2017 e quella notte, nel cuore del quartiere collinare, davanti al McDonald’s di via Merliani, cinque ragazzini furono brutalmente picchiati e uno di loro rimediò anche una coltellata che gli perforò il polmone sinistro. Ebbene, al termine di un lungo e complesso iter processuale, i due maggiorenni accusati di aver preso parte all’agguato sono stati assolti.

I quattro minorenni, tutti reo confessi, hanno invece ottenuto la messa alla prova. Il processo celebrato innanzi alla Prima sezione collegio A del tribunale di Napoli si è dunque concluso con il pieno accoglimento delle argomentazioni degli avvocati Luca Gagliano, difensore di Salvatore Varriale, e Daniela Di Fenza, legale di Vincenzo Rossi. Al termine dell’estenuante iter dibattimentale, i riconoscimenti in precedenza fatti dalle vittime si sono infatti rivelati fallaci o quantomeno frammentari. Quello che ne è venuto fuori è stato un quadro indiziario incerto, che ha spinto i giudici di primo grado ad assolvere i due rampolli della mala vomerese: entrambi sono infatti imparentati con alcuni esponenti del clan Alfano. Solo Rossi ha rimediato una condanna a 8 mesi per resistenza.

Vale la pena ricordare che Varriale, anche in quel frangente assistito dall’avvocato Gagliano, già in sede di Riesame aveva ottenuto la scarcerazione. Quanto agli altri presunti responsabili del pestaggio, i quattro minorenni giudicati in separata sede, sono stati tutti condannati con messa alla prova dopo aver ammesso gli addebiti. Il Vomero non era “zona sua” e per questo motivo doveva andarsene immediatamente. La vittima designata, un ragazzino incensurato di appena 15 anni, davanti a quella richiesta minatoria rimase però interdetta. Un attimo di esitazione che pagò a carissimo prezzo. In pochi istanti il “branco” lo accerchiò, lo picchiò a sangue e, non pago, finì addirittura per accoltellarlo. Il cerchio delle indagini si era definitivamente chiuso nel giro di qualche mese e in manette erano finiti anche gli ultimi due presunti componenti della gang.

A entrare in azione erano stati gli uomini della Squadra mobile, che avevano poi eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in istituto penitenziario minorile emessa dal gip del Tribunale per i Minorenni nei confronti dei due giovanissimi, accusati del tentato omicidio avvenuto il 9 dicembre nella centralissima via Merliani, nel cuore del Vomero. Dalle incessanti indagini, sarebbe emersa l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere composta da diversi minori, il cui obiettivo era di affermare la propria supremazia nel quartiere collinare, avvalendosi di minacce e spedizioni punitive armate, senza risparmiare aggressioni per lo più nei confronti di coetanei che affollano il quartiere nel fine settimana. Al raid presero infatti parte circa venti giovanissimi.

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