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11 Gennaio 2024 - 09:30
La holding diretta da Aniello Prisco va alla sbarra, il pm chiede 70 anni di carcere
NAPOLI. Rischio stangata per i narcos maranesi che hanno invaso di hashish le piazze di spaccio di mezza Napoli, spingendosi fino al basso Lazio. Il processo di primo grado che ha portato alla sbarra la holding capeggiata da Aniello Prisco, dopo il giudizio immediato disposto ad agosto scorso, entra finalmente nel vivo e per i sette imputati si profilano condanne a dir poco consistenti. Ieri mattina si è tenuta infatti la requisitoria del pubblico ministero Mozzillo, che ha invocato ben settant’anni di carcere. La condanna più severa è stata ovviamente quella richiesta per il presunto capo dell’associazione criminale: 18 anni di reclusione. Rischiano però grosso anche gli altri imputati.
Per Ferdinando Prisco sono stati chiesti 9 anni di carcere, 12 anni per Pasquale Moio, Gaetano Simeoli e Giovanni Cuomo. Il pm ha invece invocato 3 anni e 4 mesi per Alfonso Bianco e 5 anni e 2 mesi per Andrea Lago. Toccherà adesso al collegio difensivo (composto tra gli altri dagli avvocati Luigi Poziello, Claudio Davino, Francesca Davino e Antonio Dell’Aquila) provare ad aprire una crepa in un quadro indiziario rivelatosi, almeno fin qui, granitico. Il gup Della Ragione dovrebbe emettere il verdetto entro il 7 febbraio, quando saranno ormai terminate le discussioni degli avvocati difensori. Le accuse di cui i sette imputati devono rispondere restano al momento di assoluta consistenza: su tutte spicca quella di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
In particolare, l’organizzazione disarticolata con il blitz di giugno scorso sarebbe stata operativa a Marano di Napoli, in altri comuni limitrofi e con propaggini anche in territori del basso Lazio e avrebbe movimentato la droga mediante l’utilizzo di veicoli appositamente modificati con la predisposizione di vani per l’occultamento dello stupefacente. La droga sarebbe arrivata in aereo a Fiumicino e, attraverso le auto, arrivata in Campania da dove poi ripartiva per essere smerciata nel basso Lazio e, in particolare, sul litorale di Formia. A finire in arresto erano così stati Aniello Prisco, il figlio Ferdinando Prisco, Pasquale Moio, Giovanni Cuomo, Gaetano Simeoli, Alfonso Bianco e Andrea Lago. Tra gli indagati, in tutto otto, ma non destinatario di misura cautelare c’era anche Mario Mancinelli.
La base della holding, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stata la concessionaria gestita da Aniello Prisco: proprio in quella sede, infatti, i presunti narcos, tra il 2021 e il 2022, avrebbero organizzato i traffici di droga. In merito a quest’ultimo aspetto, i riscontri non sono poi mancati. Durante le indagini, infatti, gli investigatori che hanno condotto l’inchiesta, in occasione di due distinte operazioni, hanno sequestrato un carico di 74 chili di hashish, un secondo da 6,4 chili, un terzo da 19,3 chili e un quarto da oltre 100 chili. Quantitativi allarmanti e soprattutto sufficienti a rifornire decine di basi di spaccio dislocate tra l’hinterland flegreo e il Lazio. Da qui la richiesta complessiva di 70 anni di carcere.
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