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Assolto il ras Ciro Mazzarella

Assolto il ras Ciro Mazzarella

Un testimone lo scagiona dall’accusa di violazione della sorveglianza speciale

NAPOLI. Il 17 ottobre 2018 fu fermato per un controllo in sella a uno scooter e secondo le forze dell’ordine il motorino procedeva in tandem con un altro su cui c’era un pregiudicato: circostanza proibita per chi, come allora Ciro Mazzarella figlio di Gennaro “’o schizzo”, è sottoposto alla sorveglianza speciale. Ma la strategia dell’avvocato Salvatore Impradice ha evitato la condanna al 53enne ras dell’omonimo potente clan. Decisiva per l’assoluzione è stata la testimonianza di un uomo che ha assistito la scena: «I due mezzi non viaggiavano insieme» e quindi non ci fu nessuna violazione di uno degli obblighi della misura di sicurezza.

LE INCHIESTE NELLE QUALI È COINVOLTO MAZZARELLA. L’assoluzione giunge in un periodo non felice per Ciro Mazzarella, che tra la fine del 2022 e l’inizio dell’anno successivo è stato coinvolto in due importanti inchieste anticamorra che avrebbero (ferma restando la presunzione d’innocenza per qualsiasi indagato fino all’eventuale condanna definitiva) portato alla luce il suo ruolo di capo del gruppo omonimo. Secondo l’accusa, lui e altri due congiunti anch’essi esponenti di primo piano del clan stavano per scappare all’estero il 6 dicembre 2022, ma la polizia e i carabinieri fecero in tempo a bloccarli. La procura antimafia perciò emise un decreto di fermo a carico di Michele Mazzarella, del cugino Ciro e di Salvatore Barile, loro parente acquisito, accusati di associazione mafiosa dopo un’inchiesta cominciata nel 2020 e proseguita fino al novembre precedente. Per il pm il pericolo di fuga era concreto, anche se in realtà solo Michele fu fermato su un treno. Come in altre indagini la mossa vincente è stata una microspia piazzata abilmente dagli investigatori, che ha registrato minuto per minuto l’attività del clan con basi nei quartieri Forcella, Mercato e Poggioreale. Condussero le investigazioni i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale, i poliziotti della Centrale operativa della Squadra mobile della questura e i colleghi del commissariato Vicaria-Mercato Michele e Ciro Mazzarella e Salvatore Barile sono ritenuti gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso per aver «promosso, organizzato e partecipato al cartello criminale» radicato e considerato «egemone» a Forcella, Maddalena, San Giovanni a Teduccio, Connolo, Case Nuove, Mercato, Porta Nolana, San Gaetano e nei comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Pomigliano e Somma Vesuviana. In particolare, “Totoriello” e Michele risultano presunti autori di diversi episodi estorsivi commessi contro altri pregiudicati costretti a pagare una quota estorsiva al clan per lo svolgimento delle attività illecite nei territori di loro "competenza criminale": il “pizzo” sulle piazza di spaccio o ai negozi. «Sono Mazzarella e porto avanti questa bandiera, non quella dei Rinaldi e dei Reale». Così durante un summit Ciro Mazzarella arringò i partecipanti.

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