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15 Gennaio 2024 - 09:18
L’inchiesta sul riciclaggio messo in piedi da un’associazione guidata dai Festa è entrata nel vivo con il sequestro, all’aeroporto di Capodichino, di due orologi di lusso: Un Rolex e un Patek Philippe. Li aveva nel bagaglio la moglie di Antonio Festa, uno dei due destinatari giovedì scorso della custodia cautelare in carcere. La Guardia di Finanza, in assenza di documentazione idonea sui preziosi oggetti (più di 100mila euro in valore complessivamente), li prelevò e da allora l’indagine culminata in 25 misure cautelari è decollata. Era febbraio 2020 e il controllo avvenne all’arrivo di un volo proveniente da Mykonos. Dagli accertamenti successivi, che hanno portato gli investigatori ad ascoltare come testimoni i contabili di due noti esercizi commerciali di Chiaia, sono emerse alcune anomalie. Uno degli orologi era stato acquistato da una società bulgara e il certificato di garanzia era intestato a Salvatore D’Amelio, che non occupa alcun ruolo nell’azienda extracomunitaria. Anch’egli, genero di Antonio Festa, è indagato agli arresto domiciliari nella stessa inchiesta (ferma restando la presunzione d’innocenza per tutti gli indagati fino all’eventuale condanna definitiva). All’alba di giovedì i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, in collaborazione con lo Scico e i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, hanno eseguito il provvedimento che, a seconda delle varie posizioni, comprende i reati di associazione per delinquere, ricettazione, detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico. Parallelamente all’indagine sul riciclaggio è stato ricostruito il ferimento al Centro Direzionale, con ben 12 coltellate, di Salvatore Cassese, intermediario di un affare andato male: frigoriferi provenienti dalla Cina. Sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori delle Fiamme gialle e dell’Arma, coordinati dalla Dda, è finito un gruppo imprenditoriale che avrebbe riciclato in numerose società, acquisite o costituite in Italia e all’estero, ingenti somme di denaro provenienti da frodi fiscali mediante indebite compensazioni o da reati di contraffazione. Dell’associazione per delinquere semplice (il gip ha escluso l’aggravante camorristica ipotizzata dal pm su presunti finanziamenti provenienti dal clan Contini) farebbero parte Antonio Festa, il figlio Gennaro, il nipote Anthony Festa e alcuni tra professionisti e faccendieri. Gli investimenti erano accompagnati da immagini e commenti pubblicati, quasi quotidianamente, sui principali social network, all’indirizzo soprattutto di un pubblico giovanile, per diffondere nuove linee commerciali enfatizzare un tenore di vita del tutto incompatibile con gli esigui redditi dichiarati al fisco.
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