Cerca

Processo Caldore, si torna in appello: la Cassazione annulla le condanne

Processo Caldore, si torna in appello: la Cassazione annulla le condanne

La Cassazione si è espressa e tornerà in secondo grado, sia pur limitatamente al trattamento sanzionatorio, il processo a carico di Gennaro Caldore detto “Cioccolata”, Stefano Di Fraia, Pasquale Pandolfo e Giovanni Mascioli, ritenuti vicini ai Cifrone di Miano. I quattro imputati sono stati condannati per una rapina violenta compiuta nel negozio di informatica e telefonia di due cugini di Matteo Balzano, con cui il gruppo alleato degli Amato-Pagano era in guerra. Quando il capoclan nemico fu arrestato scattarono una serie di rappresaglie, tra le quali secondo gli investigatori pure il sequestro di Stefano Pettirosso. L’accusa contestata dalla difesa (rappresentata tra gli altri dall’avvocato Domenico Dello Iacono, che assiste Caldore) addebitò anche l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, caduta nel corso del procedimento. L’altro giorno la Cassazione ha deciso sul ricorso presentato dagli avvocati degli imputati e si aprirà un nuovo giudizio per Gennaro Caldore (ritenuto dagli inquirenti legato al ras degli AmatoPagano, Marco Liguori), Stefano Di Fraia, Pasquale Pandolfo e Giovanni Mascioli. Le pene dal primo al secondo grado (poi parzialmente annullato dai giudici supremi) si sono ridotte: da 10 a 7 anni e 9 mesi per Caldore; da 9 a 7 e 6 mesi per Di Fraia e Pandolfo; da 12 a 7 anni per Mascioli. Il tutto in poco più di un anno: dal 5 maggio 2022 al 19 giugno 2023. Sullo sfondo del procedimento c’è la guerra che ha infuriato per anni tra “Miano di sopra” (i Cifronevicini agli Amato-Pagano) e “Miano di sotto” (i Balzano). Una spaccatura tra i due clan, prima uniti contro i Nappello nel post Lo Russo, che avvenne perché i primi avrebbero progettato di uccidere Matteo Balzano. L’omicidio era stato pianificato e un ruolo importante avrebbe dovuto averlo Luca Covelli (poi pentitosi), che però lo confidò alla vittima designata. Così il progetto saltò, il clan si divise nei gruppi “Miano di sopra” e “Miano di sotto” e la giustizia acquisì un nuovo collaboratore di giustizia. Infatti, dopo che la notizia cominciò a circolare nel quartiere, Covelli non poteva far altro che chiudere aiuto allo Stato, temendo di essere ucciso sia dagli uni che dagli altri. È stato il collaboratore di giustizia a riferire ai pm antimafia il retroscena della rottura tra i Cifrone e i Balzano facendo capire che erano stati i primi a voler rompere l’accordo per allargarsi sul territorio. «Tramite i Cifrone - ha messo a verbale Luca Covelli detto “’o scucciato” - avevo conosciuto Matteo e mi piaceva come ragionavano. Se servivano i soldi sapevano procurarseli in un modo o nell’altro. Ad aprile 2018 sono andato personalmente da Matteo e gli ho chiesto se stavano tramando qualcosa nei miei confronti. Lui mi ha risposto di no e gli ho detto di aprire gli occhi. In pratica gli feci capire che i Cifrone erano contro di loro e che stavano organizzando l’omicidio di Matteo, “Cicchilotto” e “Fragolino” nella casarella che questi avevano a Miano in via Vittorio Emanuele III, dove le guardie fecero una perquisizione»

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori