Tutte le novità
19 Gennaio 2024 - 09:00
NAPOLI. Le intercettazioni ambientali effettuate sull’auto di servizio sembravano inchiodarli alle loro (presunte) responsabilità. La prova della dazione in denaro, cioè la “mazzetta”, non è stata però mai ritrovata e probabilmente non è neppure mai esistita. Il processo che ha portato alla sbarra quattro poliziotti in servizio alla sezione Stradale di Napoli si è così risolto in un clamoroso nulla di fatto. I giudici della Prima sezione penale collegio B del tribunale di Napoli hanno infatti assolto Giuseppe Moramarco, Giovanni Laezza, Pasquale Golino e Massimo Giuseppe Minicozzi. Stessa sorte anche per l’imprenditore Bernardino Micillo: tutti assolti con formula piena in quanto il fatto non sussiste. A vario titolo accusati di due episodi di corruzione per induzione che sarebbero avvenuti nel 2016, i quattro “stradalini” rischiavano fino a 4 anni di reclusione: questa, quantomeno, era stata la richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero in sede di requisitoria. Il certosino lavoro svolto dai difensori dei cinque poliziotti (avvocato Giampaolo Galloro per Moramarco, avvocati Vittorio Giaquinto e Domenico Antonucci per Micillo e Golino) ha però consentito di ribaltare un quadro indiziario fin qui rivelatosi granitico. I quattro poliziotti della Stradale di Napoli erano infatti finiti sotto processo sulla scorta di una fitta attività di intercettazione ambientale e in seguito alla denuncia di una delle presunte vittime. Due i capi di imputazione formulati dall’accusa. Il primo vedeva protagonisti Moramarco, Golino e Laezza, i quali l’11 maggio 2016, durante un servizio di pattugliamento in località Quarto, si sarebbero fatti promettere 10 euro dal conducente di un veicolo (poi mai identificato), pizzicato con diverse infrazioni al Codice della Strada. Del secondo capo di accusa rispondevano invece Moramarco e Minicozzi i quali, il località Licola, il 16 maggio 2016 nel corso di un servizio di pattuglia e in particolare durante il controllo di un autocarro, risultato poi non in regola con le prescrizioni del Codice della Strada, avrebbero prospettato a Minicozzi, responsabile della società edile intestataria del veicolo, la possibilità di evitare il verbale di contravvenzione mediante la corresponsione di 50 euro. Così facendo i due agenti avrebbero chiuso un occhio. Accuse pesanti come macigni, che però non sono riuscite a superare il vaglio dei giudici di primo grado, tanto che lo stesso pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione per i due poliziotti accusati del secondo capo di imputazione. Quanto alla prima accusa, gli avvocati Galloro, Giaquinto e Antonucci sono riusciti a dimostrare che la prova della presunta corruzione non è stata mai recuperata, demolendo così gli elementi emersi dalle intercettazioni effettuate nel corso della fase di indagini. Una cimice piazzata nello specchietto dell’auto di servizio aveva infatti consentito di registrare le presunte richieste o offerte di denaro. Al termine del dibattimento, tutti e quattro gli agenti sono stati però assolti con formula piena perché il fatto non sussiste.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo