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Cinque, vendetta per un debito

Cinque, vendetta per un debito

NAPOLI. Si indaga soprattutto negli ambienti dei “cavalli di ritorno” per trovare il movente dell’omicidio di Raffaele Cinque, ma già gli investigatori avrebbero escluso l’ipotesi di una guerra di “sistema” tra i Contini e i Mazzarella. Il 50enne infatti, al netto delle frequentazioni con esponenti o fiancheggiatori del primo clan e della parentela indiretta con un ras defunto per cause naturali, non era organico a nessun gruppo di camorra. Per cui al momento la pista più seguita conduce alla vendetta per un colpo ai danni di un mammasantissima della zona delle “Case occupate” o del Rione della Bussola, nel quartiere Poggioreale. Anche eventuali collegamenti con il tentato omicidio di Nicola Giuseppe Moffa alle Case Nuove al Mercato, anch’egli con amicizie tra i Contini. Di sicuro invece l’agguato dell’altra notte è maturato dopo mesi di “stese”, incendi di autovettura e intimidazioni varie nella zona in cui si muoveva la vittima. Il giorno dopo il clamoroso agguato in casa di Raffaele Cinque alcune certezze sono state acquisite mentre altre circostanze non si prestano a valutazioni univoche. A cominciare dal numero di colpi esplosi contro il bersaglio: 9 di cui solo 2 andati a segno nonostante la poca distanza tra il 50enne e l’esecutore materiale. Tant’è vero che esclusivamente l’autopsia escluderà l’ipotesi che l’uomo sia morto battendo la testa dopo il volo dal balcone e non per i proiettili che l’hanno centrato alla schiena e al fianco destro. Era passata da poco la mezzanotte quando ha suonato il campanello alla porta dell’abitazione di Raffaele Cinque. Lui ha aperto, conoscendo evidentemente chi bussava o addirittura dopo aver preso, ma ciò che è successo dopo ancora non è stato ricostruito con precisione dalla polizia (Squadra mobile della questura e squadra giudiziaria del commissariato Secondigliano). Potrebbe nato un litigio e quindi in questo caso si sarebbe trattato di un delitto d’impeto oppure l’assassino, spalleggiato almeno da un complice, aveva una scarsa mira. Fare fuoco tante volte per colpire il bersaglio soltanto in due punti del corpo lascia perplessi gli inquirenti. All’arrivo della polizia nell’abitazione di Raffaele Cinque non c’era nessuno. Sembrerebbe quindi che fosse solo, ma su ciò nessun investigatore si sbilancia. Può darsi che altre persone si trovassero là e stessero dormendo oppure no. Lui era separato dalla moglie e pare che avesse una compagna, ma non ci sono tracce che portino con certezze ad altre presenze. A carico aveva precedenti per reati predatorie e nessuna denuncia per camorra o fatti di sangue. Le indagini, condotte dagli specialisti della questura con il coordinamento della procura antimafia, stanno andando avanti a ritmo incessante. Sono state già sentiti diversi potenziali testimoni e la Scientifica ha compiuto rilievi accurati. Ma la chiave del delitto potrebbe riedere nel telefonino della vittima, sequestrato, nel caso in cui avesse dato un appuntamento all’assassino per un chiarimento.

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