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28 Gennaio 2024 - 08:00
NAPOLI. Sprint della Procura, rinvio a giudizio dietro l’angolo per gli ultimi ras del clan Abbinante di Scampia. Dopo la retata messa a segno a inizio novembre dai carabinieri, la Direzione distrettuale antimafia assesta un nuovo colpo alla cosca del lotto Sc3 dichiarando concluse le indagini preliminari per 41 indagati a vario titolo accusati di associazione mafiosa, droga e racket. Da qui all’eventuale inizio del processo toccherà al collegio difensivo intavolare la migliore strategia da portare avanti e dunque il rito da percorrere. Tra gli avvocati difensori si segnalano i penalisti Luca Mottola, Sergio Mottola, Domenico Dello Iacono, Luigi Poziello, Michele Caiafa, Antonella Regine, Isidoro Spiezia, Michele Sanseverino e Dario Cuomo. Era l’ultimo degli storici clan di Scampia, quindi ben strutturato, a essere rimasto completamente in piedi nonostante la controffensiva dello Stato nel quartiere cominciata con il post faide. Ma da inizio novembre anche gli Abbinante sono ufficialmente in crisi, storditi dal durissimo colpo inferto dalla Dda e dai carabinieri. Per associazione mafiosa, traffico di droga e soprattutto per una raffica di estorsioni si è sviluppata nel tempo un’inchiesta culminata in 37 misure cautelari a carico di altrettanti indagati, di cui sette irreperibili. Due telecamere piazzate in via Monte Rosa hanno rappresentato il punto di partenza di un’indagine che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e delle dichiarazioni dei pentiti, primi tra tutti Luigi Rignante e Giuseppe Ambra. La cosca aveva all’interno un altro gruppo, gli Esposito, un dettaglio investigativo emerso dagli accertamenti. Il pizzo targato Abbinante aveva una doppia peculiarità: i commercianti del rione Monte Rosa erano costretti ad acquistare la merce da imprenditori scelti dal sodalizio, che a loro volta avevano l’obbligo di pagare il clan per il privilegio dell’esclusiva. Una dimostrazione di forza, così come la maniera degli affiliati di definire il rione Monte Rosa: “casa nostra”, dove tutto doveva passare al vaglio del clan “per il rispetto della famiglia”. Con i capi dietro le sbarre, le redini dell’organizzazioni erano nelle mani di Arcangelo e Francesco Abbinante (figli di Guido) mentre organizzatore delle piazze di spaccio era Salvatore Mari, ritenuto colui che ha ricostituito la piazza di paccio del lotto Sc3, uno dei 7 destinatari del provvedimento restrittivo sfuggito alla cattura. Gli altri erano Francesco Abbinante, Francesco Bartolo, Tommaso Ciriello, Alessio Cuomo, Domenico Martello, Filippo Diana. Dalle intercettazioni è venuto fuori che gli emergenti dei gruppi Abbinante ed Esposito, storicamente un’unica cosca, spendevano il proprio nome per incutere timore e imporre il loro volere. Così si spiegano le attività illecite compiute negli anni abbracciati dall’inchiesta, culminata negli arresti operati dai carabinieri della compagnia Stella. Le roccaforti erano il rione Monterosa, l’Ises e la zona della “33”. Zone in cui lo spaccio di droga prosegue però ancora adesso incessantemente.
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