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Omicidio Vellega, due arresti

Omicidio Vellega, due arresti

Fu tramortito e poi bruciato vivo nella sua auto in una campagna dall’ex moglie e dal nuovo compagno: i fatti risalgono a marzo 2022, la diabolica coppia tentò di far credere la pista del suicidio


ACERRA-MARIGLIANO. Omicidio Domenicantonio Vellega: manette per Maddalena Masi, ex moglie della vittima, e per il convivente di lei, Francesco Miranda, entrambi accusati di omicidio aggravato. Ad arrestarli, a distanza di quasi due anni di indagini, sono stati i carabinieri del Gruppo di Castello di Cisterna, dando seguito ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Nola, su richiesta del pubblico ministero che ha seguito l’indagine. Naturalmente, prima di andare avanti, va fatta la consueta premessa: per i due destinatari della misura cautelare vale comunque ed in ogni modo la presunzione d’innocenza fino a condanna definitiva. I fatti risalgono alla notte del 3 marzo 2022. Sulla scorta di una segnalazione giunta alla centrale operativa dei carabinieri, gli uomini dell’Arma scoprono in località Ponte dei Cani, al confine tra Acerra/Marigliano e Brusciano, un’auto in fiamme all’interno della quale c’era il cadavere di un uomo carbonizzato. Un vero e proprio mistero. Sulla scena del crimine, giunse anche il magistrato di turno presso la Procura nolana. Inizialmente, non conoscendo il nome della vittima (all’epoca dei fatti 48enne), si pensò che si trattasse di un omicidio di camorra. Immediatamente venne disposta l’autopsia sul cadavere, che consentì agli inquirenti di identificarlo e di chiarire le circostanze esatte della morte. Naturalmente le indagini partirono a 360 gradi, scavando nella vita della vittima. La moglie Maddalena Masi venne subita sentita a sommarie informazioni testimoniali, che nulla aggiunsero al quadro investigativo già abbastanza nebuloso. Le indagini restarono in capo alla Procura di Nola perché quasi subito gli investigatori compresero che il movente dell’assassinio era da ricercare all’interno della sua sfera affettiva. Molta attenzione venne spostata anche sul nuovo compagno dell’ex moglie di Masi. Ovviamente i carabinieri su delega della Procura avviarono una serie di indagini tecniche, che lentamente portarono a delineare il pesante quadro indiziario. Grazie alle indagini e agli accertamenti tecnico-scientifici, condotti sotto il costante coordinamento della Procura di Nola, i militari furono subito in grado di escludere l'iniziale ipotesi del suicidio, un ipotesi che sembrò trovare più di qualche conferma nelle dichiarazioni di chi sapeva più di quanto stava riferendo e voleva a tutti i costi spostare l’asse investigativo. Le ricostruzioni degli inquirenti, nonostante i falliti alcuni tentativi degli indagati di sviare le indagini, hanno in definitiva consentito ai carabinieri di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti della ex moglie di Vellega e del convivente di lei, che fin dalle primissime battute non avevano un alibi inossidabile. Così come è stato poi accertato, Maddalena Masi e Francesco Miranda, la sera del 3 marzo 2022, avrebbero gravemente ferito Domenicantonio Vellega all’interno della loro abitazione, adoperandosi successivamente per sopprimerne il corpo, prima, riponendolo all’interno del veicolo con il quale l’uomo si spostava, e poi appiccando un incendio all’auto, quando la vittima ancora in fin di vita. Una fine atroce per Vellega, che giammai poteva immaginare che i due l’avrebbero ucciso quando era ancora vivo, con la “speranza” di riuscire a far passare quell’omicidio come un suicidio. Dopo le formalità di rito, la coppia è stata portata in cella, nell’attesa dell’interrogatorio di garanzia previsto nei prossimi giorni. Va detto che la diabolica coppia compì delle mosse sbagliate che non sfuggirono agli esperti investigatori. Fondamentalmente i due furono traditi dalle false piste inscenate, quella del suicidio e quella del clan. Il primo errore: una pistola, trovata a casa della vittima e che in una perquisizione precedente non c’era (l’obiettivo era quello di far credere che la vittima fosse un malvivente). Il secondo errore: nell’auto erano ribaltati entrambi i sedili anteriori, non c’erano ragioni perché l’uomo lo facesse per poi uccidersi. Ancora: una testimone dichiarò che la donna killer utilizzava i guanti per pulire il balcone, tuttavia al momento del sopralluogo nella sua casa c’era tanto sporco da impedire ai carabinieri di utilizzare la tecnica del luminol. Ancora: c’erano macchie di sangue di Vellega nell’appartamento dove vivevano Masi e Miranda e dove la vittima era stata presente fino a una ventina di minuti che la sua Fiat 600 prendesse fuoco.

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