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02 Febbraio 2024 - 09:23
Triplice omicidio, riconosciuta la continuazione: il rampollo se la cava con 20 anni. Il nipote del capo degli Scissionisti era accusato dei delitti di Giuseppe Moliterno, Marco Maisto e Giovanni Irollo
NAPOLI. Tre omicidi e una condanna decisamente al ribasso. Nonostante la pesantissima accusa di aver preso parte agli assassinii di Giuseppe Moliterno, Marco Maisto e Giovanni Irollo, morti ammazzati in due distinti agguati, il rampollo del clan degli Scissionisti riesce a cavarsela con una pena a dir poco soft. La Corte di appello di Napoli, sezione penale Minorenni, ha riconosciuto il vincolo della continuazione tra le due sentenze, condannando Raffaele Amato Junior, non ancora maggiorenne all’epoca dei fatti, alla pena complessiva di 20 anni di reclusione. Pieno accoglimento dunque alle argomentazioni del difensore del rampollo, l’avvocato Luigi Senese, riuscito a contenere le conseguenze giudiziarie per il proprio assistito. Più che un agguato fu una carneficina.
Un delitto, quello di Marco Maisto e del suo guardaspalle Giovanni Irollo, massacrati a Melito il 17 giugno del 2007, così efferato da far esplodere l’ira del boss Raffaele Amato, capo del cartello scissionista insieme al socio parigrado Cesare Pagano. Il “padrino” della camorra secondiglianese, messo al corrente di quei quaranta colpi di pistola, non avrebbe infatti esitato a scagliarsi contro il nipote omonimo: «Avete combinato un macello». A rivelare l’inedito retroscena è stato Biagio Esposito, ex ras del clan AmatoPagano e oggi collaboratore di giustizia, nonché genero del boss Raffaele Amato “’a vecchiarella”. Il verbale relativo all’interrogatorio al quale il pentito è stato sottoposto è uno dei tanti confluiti nell’ordinanza di custodia cautelare che ha colpito cinque esponenti del cartello scissionista, accusati di aver a vario titolo preso parte ad altrettanti delitti. Ascoltato dal pubblico ministero della Dda, il collaboratore ha indicato come autori dell’omicidio Maisto-Irollo «Raffaele Amato junior e Oreste Sparano, per averne avuto contezza dagli stessi». I mandanti sarebbero invece stati «i capi storici del clan, Raffale Amato e Cesare Pagano».
In particolare, il collaboratore di giustizia ha raccontato «del rimprovero mosso dal primo al giovane omonimo nipote, ossia di aver sparato 40 “botte” per uccidere una persona, volume di fuoco effettivamente eccessivo». Un dato, ricorda il gip nel provvedimento restrittivo, «riscontrato anche dagli esiti dei rilievi tecnici operati dai carabinieri sul luogo del delitto e dagli esiti dell’autopsia sui corpi delle vittime, con il rinvenimento di 30 bossoli di vario calibro e ciascuno degli obiettivi raggiunto da nove colpi». Ecco quanto Biagio Esposito ha fatto mettere a verbale nel corso dell’interrogatorio: «Ad ammazzare i due giovani (Maisto e Irollo, ndr) sono stati per certo Oreste Sparano e Raffaele Amato junior, insieme ad altri due giovani di cui non conosco i nomi ma che sicuramente erano nostri affiliati. L’ordine per commettere quest’omicidio lo diedero Raffaele Amato e Cesare Pagano, in quanto i due erano una cosa sola. La mia fonte sono stati Sparano e Amato junior. Io ero presente quando lo zio si lamentò con i due perché avevano sparato più di quaranta “botte”».
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