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Sanità, in Campania è allarme fughe: aumentano le migrazioni per le patologie più gravi

Sanità, in Campania è allarme fughe: aumentano le migrazioni per le patologie più gravi

In Campania i servizi di prevenzione e cura sono carenti: minore è la spesa pubblica sanitaria, più lunghe sono le distanze da percorrere per ricevere assistenza, soprattutto per le patologie più gravi. Aumentare la spesa sanitaria è la priorità nazionale. Con la Legge di Bilancio 2024 il Governo stanzia 11,2 miliardi di euro aggiuntivi per il Fondo sanitario nazionale (3 miliardi nel 2024, 4 nel 2025, 4,2 nel 2026) e la ripartizione andrebbe corretta per tenere conto dei maggiori bisogni di cura nei territori a più elevato disagio socio-economico.

LA SPESA PRO-CAPITE. Solo in Campania, la spesa sanitaria reale si ridurrebbe di circa 30 euro pro-capite rispetto al 2023. Queste le principali considerazioni emerse dal report Svimez “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute”, presentato a Roma in collaborazione con Save the Children. Un’indagine che riflette la realtà dei divari Nord-Sud nella qualità dei sistemi sanitari e della conseguente “scelta” di molti cittadini di ricevere assistenza nelle strutture sanitarie del Centro e del Nord, soprattutto per curare le patologie più gravi. A fronte di una media nazionale di 2.140 euro, la spesa corrente registrata in Campania è infatti di 1.818 euro. Fa peggio solo la Calabria con 1.748. Non va meglio la spesa in conto capitale per la Campania che spende appena 18 euro, il valore più basso in Italia.

L’ANALISI DEI LEA E GLI SCREENING. Il monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza offre un quadro delle differenze nell’efficacia e qualità delle prestazioni fornite dai diversi Ssr, e fa emergere la qualità deludente dei servizi di prevenzione: in Campania le donne che hanno effettuato screening promossi dal Servizio sanitario sono appena il 20,4 per cento della popolazione femminile, tra i valori più bassi.

L’ASPETTATIVA DI VITA E LA MORTALITÀ EVITABILE. La Campania è anche la regione con la più bassa aspettativa di vita: 83,1 anni per le donne (a fronte di una media nazionale di 83,7) e 78,8 per gli uomini (rispetto al dato nazionale di 80,5). Se si guarda la mortalità evitabile, quattro regioni del Centro-Sud presentano i valori più elevati per le donne: Campania (14,7), Sicilia (13,4), Lazio (12,6) e Calabria (12,2). Per gli uomini, le prime tre regioni sono tutte del Mezzogiorno: Campania (26,2), Sardegna (25,3), Calabria (24,9).

LA MORTALITÀ PER TUMORE. Anche la mortalità per tumore è più elevata al Sud. Nel 2020,il tasso di mortalità (per 10.000 abitanti) era dell’8,8 nelle regioni meridionali (8,2 per le donne e 9,6 per gli uomini), significativamente più alto rispetto alle altre aree del Paese: 7,8 nel Centro (7,4 per le donne e 8,3 per gli uomini) e nel NordOvest (7,2 per le donne e 8,3 per gli uomini), 7,1 nel Nord-Est (6,6 per le donne e 7,6 per gli uomini. Le dinamiche demografiche avverse penalizzeranno il Mezzogiorno.

LA “FUGA’ FUORI REGIONE. Nel Mezzogiorno la riduzione delle risorse si accentuerà in tutte le regioni, e in particolare in Sicilia e Campania (rispettivamente –1,7 e –1,6 punti), seguite dalla Puglia (–1,4 punti). Inoltre, con le distanze da percorrere per ricevere le cure crescono costi e disagi sociali delle migrazioni sanitarie, particolarmente onerosi per le famiglie meno abbienti, soprattutto per la mobilità legata a patologie gravi. Il saldo netto del Mezzogiorno è di oltre -11 mila pazienti oncologici: le Regioni dalle quali si “fugge” di più sono la Calabria e la Campania: in un solo anno, oltre 6 mila pazienti oncologici calabresi (3.100) e campani (3.302) hanno ricevuto assistenza fuori dai confini regionali.

IL RISCHIO DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA. Oltre ad una più equa ripartizione del Fondo, secondo Svimez, l’obiettivo dell’equità orizzontale della sanità è ulteriormente messo a rischio dal progetto di autonomia differenziata. Sulla base delle risultanze del Comitato per l’individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, in particolare, tutte le Regioni a statuto ordinario potrebbero richiedere il trasferimento di funzioni, risorse umane, finanziarie e strumentali ulteriori rispetto ai Lea in un lungo elenco di ambiti. La concessione di ulteriori forme di autonomia potrebbe determinare inoltre ulteriori capacità di spesa nelle regioni ad autonomia rafforzata.

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