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09 Febbraio 2024 - 09:36
Pasquale Pinto si barrica in casa per ore, poi la fa finita ingerendo del veleno. Il 54enne ha sparato contro la polizia, vano ogni tentativo di mediazione
NAPOLI. Fuma, seduto sul davanzale della finestra, al terzo piano di un palazzone di via Raffaele Testa, a San Giovanni a Teduccio. Parla con la gente che si è radunata di sotto e ogni tanto spara un colpo in aria con la pistola. Gli dicono di smetterla, di non buttarsi di sotto. «Nun so’ pazz», li tranquillizza. In quel momento, probabilmente, Pasquale Pinto, 54 anni ex guardia giurata che da un po’ di tempo tira avanti alla giornata ha già ucciso a coltellate la moglie, Eva Karniska, polacca di 48 anni. E poco più tardi si ammazza anche lui, forse con del veleno.
Tutto si svolge in una manciata di ore e in diretta social, perchè le varie fasi di questa tragedia dai deliri alla finestra dell’uomo, fino all’irruzione delle forze di polizia sono state riprese dagli abitanti e postate in tempo reale sui social. «Io lo conoscevo a Pasquale, era una persona per bene, normale», dice un vicino. Lo ripetono in tanti, ricordando però il momento complicato che la famiglia stava attraversando, dal punto di vista economico. Lui faceva la guardia giurata, poi c’è stato un incidente il tentativo di rapina della sua pistola, durante il quale è rimasto ferito a una gamba che gli è costato il lavoro e gli ha mandato all’aria la vita. Da allora si è arrangiato con lavori saltuari, poche entrate e nessuna stabilità, neppure psichica.
Tuttavia, nessuno di quelli che lo conoscevano lo descrive come una persona violenta. Piuttosto, «uno tranquillo, che non dava problemi». La polizia ha interrogato amici e conoscenti proprio per capire cosa abbia trasformato una «persona normale», nell’assassino della moglie, con la quale non risulta ci fossero problemi particolari. Resta la cronaca di una mattinata convulsa, durante la quale gli abitanti del quartiere San Giovanni a Teduccio e le forze dell’ordine hanno fatto tutto il possibile per evitare la tragedia, ma alla fine ogni tentativo è risultato vano e l’epilogo è stato tragico. All’inizio, si temeva soprattutto per i figli della coppia: nelle parole che farfugliava, Pinto lasciava intendere che potessero essere in casa. Invece, i due minorenni una bambina di 14 anni e un ragazzo di 16 si trovavano entrambi a scuola mentre il più grande, di 18 anni, è in gita scolastica su una nave da crociera.
È l’ultimo a essere stato informato. L’unità operativa di primo intervento della polizia, insieme ai vigili del fuoco e agli operatori sanitari della Cri, sfonda la porta dell’appartamento dopo che ormai da un’ora l’uomo non manda più segnali. A terra i cadaveri di Ewa, uccisa a coltellate in particolare con una, profonda, alla gola e quello di Pinto, che contro di lui non ha usato nè pistola nè coltello e che forse si è avvelenato. Su un tavolo gli investigatori hanno trovato una pistola calibro 9X21, con circa cinquanta proiettili. Una decina quelli sparati, soprattutto in aria ed alcuni, riferiscono dei testimoni, verso le forze dell’ordine. Per il resto, la casa è ordinata e pulita. Un appartamento, anche questo, «normale». Una normalità spazzata via per sempre da una mattina di insostenibile follia.
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