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Summit armato a Pianura, raffica di sconti in appello

Summit armato a Pianura, raffica di sconti in appello

Patto tra la mala flegrea e quella di Miano, esclusa l’aggravante mafiosa. I quattro presunti ras rimediano 3 anni a testa: scarcerazione vicina

NAPOLI. Cade l’aggravante mafiosa e in secondo grado arriva una raffica di sconti per i presunti partecipanti al summit armato interrotto dalla polizia nel gennaio 2022. Questa la decisione della Sesta sezione della Corte d’appello di Napoli per Umberto Loffredo, conosciuto con l’alias di “Padre Pio” e considerato da molti come uno dei registi dietro la guerra che si combatte da anni a Pianura, Gennaro Catone, indicato come il presunto reggente di Miano, Michele Sepe e Francesco Scognamillo, quest’ultimo parente di Antonio Scognamillo “’o parente”, uomo di fiducia del boss di Soccavo Ciro Grimaldi, noto a malanapoli come “Settirò”.

I quattro furono arrestati con le accuse porto e detenzione di armi comuni da sparo e ricettazione con l’aggravante camorristica. Per Scognamillo, difeso dagli avvocati Giuseppe Perfetto e Nicola Pomponio, previa dichiarazione di inammisibilità su eccezione della difesa riguardo l’appello del pubblico ministero inerente l’aggravante camorristica, la nuova condanna è stata di tre anni (rispetto ai quattro del precedente giudizio). Tre anni anche per Michele Sepe e Gennaro Catone, difesi dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Luigi Ferro (anch’essi condannati a quattro anni in primo grado). Mentre Umberto Loffredo, difeso da Vincenzo Strazzullo, passa dai quattro anni e due mesi del primo grado a tre anni e due mesi. Caduta dunque definitivamente l’aggravante dell’associazione camorristica.

Secondo i pm titolari dell’inchiesta, l’ombra dell’Alleanza di Secondigliano si sarebbe addirittura allungata minacciosa su Miano e, ovviamente, Pianura. La circostanza era stata messa nero su bianco all’interno di una delle informative di polizia giudiziaria relativa al recente arresto di Gennaro Catone e Michele Sepe, fermati a Pianura con l’accusa di armi insieme ai complici Umberto Loffredo e Francesco Scognamiglio. Andando nel dettaglio, Catone viene inquadrato come soggetto storicamente vicino ai Lo Russo e oggi in stretto contatto con i massimi vertici del clan Cifrone, vale a dire i cugini Luigi e Gaetano, attualmente detenuti. Sepe ha invece alle spalle una lunga militanza nel clan Sarno di Ponticelli, ma in seguito sarebbe transitato tra le fila dei Napello e poi dei Lo Russo, per stabilirsi infine nell’orbita di Catone.

Ebbene, il ruolo dei due capizona veniva collocato dagli investigatori antimafia all’interno della rapida e feroce scalata al potere criminale che ormai da mesi il “nuovo” clan Lo Russo sta conducendo nella periferia nord di Napoli. Gli attuali reggenti dei “Capitoni” non starebbero però facendo tutto da soli. Ma nella battaglia che li vede contrapporsi agli Scognamiglio sarebbero supportati niente di meno che dalla temibile Alleanza di Secondigliano. Quanto agli altri due, Umberto Loffredo, detto “Padre Pio”, è ritenuto uno dei ras di Pianura e da tempo si sarebbe staccato dai Calone; Scognamillo è invece il nipote del notissimo Antonio Scognamillo “’o parente”, boss del gruppo legato al gruppo Grimaldi di Soccavo.

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