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Prova a impiccarsi in cella

Prova a impiccarsi in cella

Tragedia sfiorata nel carcere di Secondigliano, il 49enne Mario Cardillo in ospedale in gravi condizioni

NAPOLI. In pochi mesi tenta il suicidio per ben sei volte e sulle carceri napoletane si allunga lo spettro di una nuova, possibile tragedia. Mario Cardillo, 49 anni, sta scontando una condanna a quasi 17 anni di reclusione per traffico di droga. Una pena severa, già ribadita dai giudici di appello, che rischia di esserlo ancora di più a causa delle precarie condizioni di salute del detenuto. Cardillo, come accertato dai periti di parte e del tribunale, è affetto da una serie forma di depressione che richiederebbe un costante e specialistico monitoraggio medico. Il suo legale, l’avvocato Tiziana Areniello, ha già presentato tre istanze di scarcerazione, con richiesta di applicazione degli arresti domiciliari: fino ad ora, però, nessun giudice ha accolto l’istanza e la vita di Cardillo appare sempre più appesa a un filo. L’ultimo tentativo di suicidio risale ad appena due giorni fa, quando il 49enne ha provato a farla finita impiccandosi all’interno della propria cella. Il tentativo non è per fortuna andato a buon fine, ma le sue condizioni restano piuttosto critiche, tant’è che ancora adesso si trova ricoverato all’Ospedale del Mare di Ponticelli.

Un copione già verificatosi il 23 novembre, quando Cardillo è arrivato in ospedale addirittura in codice rosso. A ottobre aveva addirittura prova a strangolarsi durante una delle udienze del processo di appello, al termine del quale è stato condannato a 16 anni e 8 mesi per traffico di stupefacenti. L’avvocato Areniello, facendosi portavoce della preoccupazione dei familiari di Cardillo, non fa mistero della propria preoccupazione: «Abbiamo nominato un consulente di parte e fatto istanza di incompatibilità col carcere. È stato nominato un ctu psichiatrico che ha riscontrato un disturbo di adattamento con ansia incontrollata e di controllo degli impulsi, ma ha detto che può continuare a stare in carcere monitorato in un reparto psichiatrico. Di fatto tutto questo non è mai avvenuto, in quanto a Secondigliano c’è solo un’articolazione psichiatrica dove Cardillo non può permanere per più di 30 giorni.

Lui si isola, viene solo imbottito di farmaci e ormai è alla deriva. Temo che possa uccidersi da un momento all’altro». L’ultima istanza, dopo le precedenti due rigettate, presentata dal legale di Cardillo è attualmente pendente innanzi ai giudici della Corte d’appello di Napoli e la speranza dei congiunti del 49enne è che stavolta gli vengano concessi gli agognati domiciliari: «Abbiamo anche una comunità psichiatrica che sarebbe disponibile e pronta ad accoglierlo», fa sapere l’avvocato Areniello. L’ultimo suicidio nelle carceri campane risale ad appena sette giorni fa ed è avvenuto nell’istituto di Carinola: inutili purtroppo i tentativi di soccorso del personale sanitario e di polizia penitenziaria. Pochi giorni prima, nel giro di appena 24 ore, altri due episodi erano stati registrati invece nel carcere di Poggioreale. A farla finita erano stati un detenuto 38enne di origine marocchina e un 40enne della provincia di Napoli, impiccatosi nel reparto Torino del penitenziario. Una strage.

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