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15 Febbraio 2024 - 10:35
NAPOLI. Colpo da kappaò all’ultima costola del temibile clan Mazzarella-D’Amico con base a San Giovanni a Teduccio. Ieri mattina si è concluso il processo di primo grado celebrato con la formula del rito abbreviato e quella che ne è venuta fuori è stata, al netto di alcune eccezioni, è stata una vera e propria stangata. Il gup Baldassarre ha infatti inflitto 25 condanne, riconoscendo la colpevolezza di tutti gli imputati, per un totale di oltre 230 anni di reclusione. Questo nel dettaglio il dispositivo di sentenza: Pasquale Ariosto, 13 anni e 4 mesi; Salvatore Autiero, 16 anni; Giovanni Borrelli, 8 anni; Antonio Catino, 5 anni e 4 mesi; Gabriele Salvatore D’Amico, 13 anni e 4 mesi; Salvatore D’Amico, 4 anni e 5 mesi; Umberto D’Amico, 4 anni e 5 mesi; Anna Dentice, 1 anno e 4 mesi con pena sospesa; Gennaro Improta, 16 anni; Giovanni Improta, 16 anni; Umberto Luongo, difeso dall’avvocato Giuseppe Perfetto, 3 anni e 4 mesi a fronte di una richiesta di 10 anni; Ciro Mazzarella, 16 anni e 8 mesi; Giovanni Musella, difeso dall’avvocato Francesco Buonaiuto, 14 anni a fronte di una richiesta di 18 anni; Alessandro Nocerino, 20 anni in continuazione; Pasquale Nocerino (2 marzo ’74), 10 anni; Pasquale Nocerino (4 aprile ’74), 6 anni; Giovanni Salomone, 14 anni; Francesco Tabasco, difeso dagli avvocati Antonietta Madore e Gina Busiello, 5 anni e 4 mesi a fronte di una richiesta di 14 anni; Ester Urio, 8 anni; Giacomo Urio, 13 anni e 4 mesi; Giovanni Urio, 10 anni e 8 mesi; Maria Urio, 1 anno e 4 mesi con pena sospesa; e Pasquale Urio, 12 anni. La retata era scattata a febbraio 2023. «Sono Mazzarella e porto avanti questa bandiera, non quella dei Rinaldi e dei Reale». Così durante un summit il ras Ciro CAMORRA Il gup ha inflitto ai ras di San Giovanni pene vicine ai 20 anni di reclusione Attentati, racket e riciclaggio: stangata ai nuovi Mazzarella Mazzarella arringò i partecipanti dopo aver discusso con loro su varie attività illecite. La conversazioni è una delle tante captate e registrate da una microspia diventata il fulcro di un’altra indagine sul potente clan in contrasto con l’Alleanza di Secondigliano. Proprio il figlio di Gennaro “’o schizzo” (storico boss originario del Mercato) era uno dei 24 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri. I reati ipotizzati andavano dall’associazione mafiosa al traffico di droga, passando per il riciclaggio di danaro sporco. A margine dell’operazione era stato sequestrato il distributore di carburanti Red Fuel di Fuorigrotta. Oltre a Ciro Mazzarella erano finiti nuovamente nei guai altri pezzi da novanta della camorra di Napoli Est, a cominciare da Salvatore D’Amico “’o pirata” con due nipoti dallo stesso cognome, Pasquale Ariosto, Umberto Luongo, Gennaro Improta, Giovanni Salomone, gli Urio e i Nocerino. Le indagini, condotte dal febbraio 2018 al gennaio 2020, hanno consentito di dimostrare la perdurante operatività del clan Mazzarella, diretto da Ciro Mazzarella e Salvatore D’Amico, quest’ultimo quale coordinatore del gruppo a San Giovanni a Teduccio e Ponticelli nonché nei confinanti comuni di San Giorgio a Cremano e Portici.
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