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15 Febbraio 2024 - 10:42
NAPOLI. Nella chiesa dell’Ascensione a Chiaia, Napoli porge l’ultimo commiato a un uomo che lascia un segno indelebile nella storia della città e non solo. L’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi, stroncato all’età di 92 anni da un malore improvviso durante un intervento a un convegno organizzato dall’ Anpi. Grande penalista del foro italiano, giornalista, critico cinematografico, promotore di cultura, ex parlamentare ,difensore non solo di famosi come Diego Armando Maradona ma anche di disoccupati e operai Vincenzo, che è stato tutto e di più si è congedato come ha vissuto parlando di Costituzione e partecipazione. «Temi che lo appassionavano da sempre-ricorda Domenica Miele, giudice e consigliere del Csm-ha fatto crescere culturalmente tanti avvocati e magistrati, coniugando sempre nei suoi interventi diritto e cultura, appena quindici giorni fa ha discusso in aula per l’ultima volta, a conferma di una tempra e di uno spirito sempre vivo e indomito». Presenti alle esequie l’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema, Luciano Schifone, consigliere del ministro della cultura Sangiuliano, il presidente della regione Campania Vicenzo De Luca e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Riuniti in un solo luogo il mondo politico, dell’avvocatura e della magistratura, del teatro, dello spettacolo e quello accademico per dire addio a un uomo di cultura e grande spessore morale. Ma non solo, la chiesa però era gremita anche di persone comuni che hanno conosciuto, stimato e amato in momenti diversi sia l’avvocato che l’uomo. Anche nella morte così come in vita Vincenzo Siniscalchi, persona poliedrica unisce genti e ambienti diversi senza nessuna distinzione. «Una persona molto sensibile, attenta, disponibile con una cultura straordinaria che non faceva mai pesare quello che era e quello che riusciva a fare -lo descrive così durante l’omelia il sacerdote celebrante che ha conosciuto l’avvocato venti anni prima, quando era parroco a Santa Lucia-non avevo idea che personalità così eclettiche potessero essere anche vicine alle persone, poi ho capito che nonostante la sua professione, nonostante il suo essere attento alla giustizia, era un uomo che cercava di cogliere ciò che erano le persone, e perché erano state condotte a determinate azioni sbagliate, difendeva anche persone che avevano sbagliato tanto nella vita, ma non era un uomo che giudicava, guardava il cuore della gente e cercava di comprendere in che modo poter riscattare quella persona». «Mai un dissenso anche nei confronti di chi gli aveva fatto un torto-racconta la figlia-personalmente ho sentito il suo sostegno verso scelte di vita libere e radicali….Era fautore e difensore delle minoranze, oppositore di conflitti e delle guerre, ne ha parlato fino a gli ultimi istanti, scriveva tutta la notte». «Si può costruire e immaginare il futuro solo progettandolo a partire dalla memoria, così ha insegnato mio zio» dice la nipote. «Un uomo che ha parlato con tutti ,che è stato capace di ascoltare tutti. Dimostrando che in questa città si possono mettere insieme le persone, le cose che sembrano sempre tanto diverse ma che invece possono, devono stare insieme-le parole di Manfredi».
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