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I nuovi re del pizzo al tappeto: 17 anni al ras Michele Mazzarella, 13 al cugino Ciro

I nuovi re del pizzo al tappeto: 17 anni al ras Michele Mazzarella, 13 al cugino Ciro

Centro storico di Napoli nella morsa del racket, nessuno sconto per i cugini boss. Nonostante la scelta del rito abbreviato, i ras Michele Mazzarella, Ciro Mazzarella e Salvatore Barile hanno rimediato un verdetto tutt’altro che soft. Il primo ha infatti incassato 17 anni e 8 mesi di reclusione, il secondo 13 anni e 4 mesi, mentre il terzo addirittura 18 anni. Pena assolutamente in linea con le richieste della Procura: a novembre scorso il pm Antonella Fratello aveva chiesto 19 anni di per Salvatore Barile, 18 anni per Michele Mazzarella e 15 anni per Ciro Mazzarella. A vario titolo accusati di associazione mafiosa e racket, hanno dunque incassato un verdetto severo il ras del rione Sant’Alfonso Michele Mazzarella, il cugino Salvatore Barile, che da qualche tempo si era trasferito dal “Connolo” a Sant’Erasmo, e l’altro cugino Ciro Mazzarella, referente invece della cosca nella zona di piazza Mercato. A schiacciare i tre capiclan ci hanno pensato decine di intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre alle dichiarazioni di ben dodici collaboratori di giustizia, tra cui l’ex boss di Forcella Salvatore Giuliano “’o russo”, l’uomo che, dopo anni di faide, aveva deciso di stringere una cata tra Poggioreale, il centro storico e San Giovanni a Teduccio. Di assoluta consistenza le accuse spiccate dalla Dda per contestazioni che partono dal 2017. Tutti erano accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso e racket, ma Barile, in concorso con Salvatore Giuliano e Alessio Vicorito, deve rispondere anche della tangente estorsiva, quantificata tra i 20mila e i 30mila euro, che il 7 agosto 2020 avrebbe imposto a Salvatore Vitone, uno specialista nelle truffe che sarebbero state commesse tramite carte di credito clonate. Tra ottobre 2020 e il 14 maggio 2021 Michele Mazzarella e Barile avrebbero invece costretto Saverio Ianniello, spacciatore della Maddalena, a versare tangenti per continuare a smerciare droga nella zona controllata dai Mazzarella. In almeno un’occasione, stando alla ricostruzione della Procura, la persona offesa avrebbe versato ai due ras la somma di 10mila euro. Sullo sfondo dell’indagine c’era poi anche l’eterna guerra contro l’Alleanza di Secondigliano e, in particolare, con i Contini. Il clan Mazzarella cercava infatti nuove armi e voleva attivare i killer “dormienti”. Il giorno fatidico sarebbe arrivato il 29 giugno, quando era prevista la scarcerazione di Patrizio Bosti, storico ras dell’Arenaccia, poi non avvenuta, e nel mirino era finito soprattutto Barile, conosciuto come “Totoriello”. Tornando invece al processo di primo grado conclusosi ieri mattina, i tre ras hanno assistito alla lettura del dispositivo in videocollegamento da remoto e senza profferire parola. La stessa condotta avuta del resto anche nei mesi precedenti. I cugini boss non hanno infatti mai ammesso gli addebiti, andando però incontro a una condanna “importante”. Michele Mazzarella ha incassato infatti 17 anni e 8 mesi, Ciro Mazzarella 13 anni e 4 mesi, mentre Salvatore Barile ben 18 anni.

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