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27 Febbraio 2024 - 08:44
Grossista sotto estorsione, regge l’inchiesta sul gruppo del ras Di Vaio. Gli eredi dei Lo Russo patteggiano e in appello rimediano 7 anni a testa
NAPOLI. I nuovi ras della mala di Miano ottengono il patteggiamento e, nonostante la pesante accusa di estorsione aggravata, riescono a spuntare un sostanzioso sconto di pena. I giudici della Terza sezione della Corte d’appello di Napoli hanno infatti rideterminato le condanne già inflitte a Salvatore Di Vaio, Alessandro Festa, Cosimo Napoleone, Giovanni Perfetto, Raffaele Petriccione e Fabio Pecoraro in 7 anni di reclusione a testa e 8.000 euro di multa. Vincenzo Pagliaro se l’è invece cavata con 8 anni di carcere di 10mila euro di multa. Soddisfatto del verdetto il collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Domenico Dello Iacono, Rocco Maria Spina e Mauro Zollo.
Il deposito delle motivazioni è stato fissato in 90 giorni. Stando a quanto riferito dalle vittime, pretendevano tangenti estorsive da 5mila euro al mese e 10 centesimi per ogni chilo di pane venduto. Il piano criminale dei nuovi capi del clan Lo Russo di Miano non ha però fatto molta strada. In estate, grazie a un’indagine lampo, in otto erano stati arrestati e adesso per il commando di aguzzini è arrivato anche il primo verdetto giudiziario. Gli estorsori, pur rimediando nove anni di reclusione a testa, a gennaio 2023 sono però riusciti a evitare la stangata grazie alle argomentazioni dei loro difensori (avvocati Domenico Dello Iacono, Rocco Maria Spina e Mauro Zollo) e alla scelta del rito abbreviato.
Per Salvatore Di Vaio, Cesare Duro, Alessandro Festa, Cosimo Napoleone, Vincenzo Pagliaro, Fabio Pecoraro, Giovanni Perfetto e Raffaele Petriccione la pubblica accusa aveva infatti invocato pene comprese tra i 10 e i 13 anni. «Devi darci 5.000 euro al mese e 10 centesimi per ogni chilo di pane venduto». Così si sarebbe espresso, con toni ultimativi, Fabio Pecoraro il 4 luglio 2023. Subito dopo uno dei due capi del neonato clan di Miano congedò la vittima dell’estorsione senza dargli la possibilità di replica: «Apposto, te ne puoi andare». Frasi riportate dal commerciante nella denuncia presentata il 5 luglio e base importante di partenza dell’indagine culminata negli otto arresti.
Degli otto imputati per racket e camorra, arrestati su decreto di fermo della Procura, il volto più nuovo per gli stessi investigatori è quello di Cosimo Napoleone. Anche la vittima, il commerciante di pane, si è limitato a descriverlo in sede di denuncia non avendolo mai visto prima. Nella denuncia compare tra i componenti del gruppo che nella steso giorno convocò due volte il commerciante in un bar di Piscinola per poi accompagnarlo al cospetto di Di Vaio, detto “Totore ’o cavallo”, e di Giovanni Perfetto “’o mostr”, soprannominato anche lo “zio”. Quel giorno il gruppo era composto da Cesare Duro, Alessandro Festa, Vincenzo Pagliaro detto “’o pagliaro”, Cosimo Napoleone e Pecoraro. Quest’ultimo avrebbe minacciato la vittima sia all’interno dell’abitazione di Salvatore Di Vaio, in via del Salvatore, che nell’appartamento di Perfetto (fratello del più conosciuto Raffaele “muss’ ’e scigna”) in via Janfolla.
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