Cerca

Pusher sfida il gip sui social

Pusher sfida il gip sui social

Il 19enne Carlo Apuzzo, ritenuto vicino agli scissionisti del clan Moccia, se la cava con una condanna a 3 anni

NAPOLI. Nonostante la pesante accusa di spaccio di droga, decide di sfidare sui social il giudice e il pubblico ministero. Eppure Carlo Apuzzo, giovane pusher indicato dal pentito Luigi Migliozzi come vicino al ras scissionista dei Moccia Renato Tortora, dopo la stangata incassata in primo grado, è riuscito a cavarsela con una pena dimezzata. Il 19enne, difeso di fiducia dall’avvocato Dario Carmine Procentese, è stato infatti condannato dalla Seconda sezione della Corte d’appello di Napoli a 3 anni e 6 mesi di reclusione. Una sforbiciata netta, scaturita dalla decisione della Corte di concedere ad Apuzzo l’attenuante del cosiddetto “quinto comma”, cioè il fatto di lieve entità.

La vicenda che ha portato il giovane napoletano alla sbarra risale al 29 settembre 2022, quando Apuzzo è stato arrestato dai carabinieri di Casoria. Quel giorno viene infatti fermato mentre deteneva 220,80 dosi di marijuana, 170,40 dosi di hashish e 3,60 dosi di cocaina. Nella sua disponibilità i militari dell’Arma avevano anche scoperto la somma di oltre 500 euro: denaro inquadrato come il guadagno dell’attività illecita e pertanto sottoposto a sequestro. Rinviato a giudizio, nel corso del processo di primo grado Carlo Apuzzo aveva poi ammesso gli addebiti, sostenendo di essere pentito per quello che aveva fatto. Parole smentite però dai fatti.

Il primo giudice aveva infatti ritenuto di non concedere le circostanze attenuanti generiche in quanto, nonostante la dichiarazione confessoria, Apuzzo durante il processo aveva scattato delle foto con il cellulare e le aveva pubblicate su TikTok, mettendo come colonna sonora sia una voce narrante in cui inneggiava al “pudore e alla dignità” per cui, rivolgendosi al giudice, affermava “se un giorno devo morire voglio morire da uomo d’onore e non da vigliacco come loro”, sia una didascalia dal seguente tenore “la polizia ci arresta, il giudice ci condanna, il pm ci conferma, ma a noi nessuno ci ferma”. Una condotta esecrabile che, insieme all’imputazione iniziale di detenzione di droga ai fini di spaccio, aveva spinto il giudice di primo grado a infliggere al giovane una sostanziosa condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione, oltre a una multa di 30mila euro, con tanto di interdizione dai pubblici uffici.

La vicenda si è però rivelata tutt’altro che chiusa e il colpo di scena è arrivato al termine del processo di appello. I giudici della Seconda sezione hanno infatti dato parziale accoglimento al ricorso del difensore di Apuzzo, l’esperto penalista Dario Carmine Procentese, condendo al pusher l’attenuante del quinto comma. Niente da fare, invece, per le “generiche”, che anche questa volta non sono state riconosciute. Nonostante ciò, il 19enne ha comunque ottenuto un importante sconto sulla condanna: da oltre 6 anni di reclusione a 3 anni e 3 mesi. Secondo il pentito Migliozzi, Apuzzo sarebbe tra l’altro uno dei pusher della batteria di spacciatori al soldo del ras Renato Tortora, ex capozona dei Moccia. Accuse pesanti, che fino ad oggi non hanno trovato però riscontro.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Roma

Caratteri rimanenti: 400

Logo Federazione Italiana Liberi Editori