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Riciclaggio da 2,6 miliardi, scacco ai geni dell’hi-tech: base nel Vesuviano e ramificazioni in Lituania

Riciclaggio da 2,6 miliardi, scacco ai geni dell’hi-tech: base nel Vesuviano e ramificazioni in Lituania

Dietro i servizi di consulenza e promozione finanziaria, promossi anche via web, si celava una gigantesca attività di riciclaggio internazionale che ha gestito oltre 2,6 miliardi di euro tutelandosi utilizzando hi-tech israeliano. Lo ha scoperto la guardia di finanza di Napoli che, con il coordinamento di quattro procure (Napoli, Lecce, Riga, Vilnius) e dell’Eurojust, ha fatto luce sulle attività illecite di un’associazione a delinquere che da Portici e Ercolano gestiva gli affari illeciti di 6.127 clienti, residenti anche all’estero.

In Italia sono stati notificati quattro arresti in carcere, due ai domiciliari e due obblighi di presentazione e altri provvedimenti sono stati notificati all’estero. I 2,6 miliardi di euro riciclati sarebbero frutto di reati tributari, truffe ai danni dello Stato e bancarotte fraudolente. I finanzieri hanno messo i sigilli a beni per 25 milioni di euro, tra Italia e l’estero e, nel corso delle indagini, hanno intercettato 700mila euro in contanti, criptovaluta in 9 portafogli digitali per 1,3 milioni di euro e beni di lusso (orologi e gioielli) per 330mila euro. A capeggiare il gruppo criminale era Michele Scognamiglio, un napoletano 50enne che vive in Lettonia, arrestato in aeroporto. Era lui a promuovere i servizi sul web: risulta essere l’autore di un e-book con i suggerimenti sulla costituzione di società estere, conti correnti offshore e carte anonime. Il sofisticato sistema di riciclaggio si fondava su una struttura organizzativa a dir poco imponente, costituita da strutture immobiliari in Italia e Lituania, più basi operative a Portici ed Ercolano, sofisticate strumentazioni informatiche e telematiche made in Israele (capaci di impedire e interrompere comunicazioni di sistemi telefonici e telematici, anche di eventuali cimici), forza lavoro specializzata e fidelizzata, un centralino attivo h24 per i rapporti con i clienti e anche un caveau per la custodia del contante. Gli accertamenti sono partiti da Luigi Scavone, ex patron di un’importante azienda già condannato per un’evasione fiscale di 70 milioni di euro e tornato in libertà dopo un periodo di detenzione cautelare. Monitorandolo, il nucleo di polizia economico-finanziaria di Napoli diretto dal colonnello Paolo Consiglio ha scoperto che stava cercando di occultare parte del capitale frutto di una frode ai danni dello Stato. Così è stato individuato un istituto di moneta elettronica in Lettonia, la Trustcom Financial Uab (15 dipendenti), con sede a Vilnius ma di fatto operativa a Ercolano, capace di fornire un complesso sistema di tutele per schermare la riconducibilità dei patrimoni. La metà degli oltre 6mila clienti era italiana e avrebbe riciclato 1,5 miliardi di euro. Tra questi clienti ci sono pregiudicati, anche legati alle mafie, colletti bianchi, consulenti e professionisti di vari settori, tra cui medici e anche avvocati. Eseguito il sequestro delle di- sponibilità finanziarie e del patrimonio degli indagati per un valore di 25 milioni. Tra i beni quindici immobili a Vilnius, quattro a Riga, una villa a Ercolano, un immobile a Portici e uno a Como.

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